Ogni anno in Italia si registrano circa 360.000 nuovi casi di tumore, di cui il 60% nella popolazione anziana, per la quale il rischio di sviluppare un tumore è circa 40 volte più alto rispetto alle persone di 20-40 anni e quattro volte più alto rispetto a quelle di 45-65 anni. Anche tra gli anziani, i tumori rappresentano la seconda causa di morte e disabilità dopo le malattie cardiovascolari.

Sempre più spesso gli anziani godono di buona salute e questo li rende in grado di tollerare meglio e più a lungo i trattamenti antitumorali. L’età non rappresenta più un limite alle terapie oncologiche: tecniche diagnostiche sofisticate che permettono di intervenire tempestivamente, chemioterapie meno tossiche, nuove terapie (in particolare farmaci biologici e fattori di crescita) offrono nuove speranze al paziente. Analizzando le statistiche, infatti, possiamo notare che molto spesso il decesso sopraggiunge per altre cause legate all’età (come un infarto o un ictus per esempio), mentre i progressi scientifici a livello terapeutico assicurano un costante aumento del numero di guariti anche tra gli anziani. La riuscita di una guarigione, dunque, dipende dallo stato di salute generale più che dall’età nello specifico. Per questo è necessario garantire agli anziani il ritorno ad una vita attiva dopo la malattia.

L’obiettivo del trattamento oggi è quello di curare o controllare a lungo la malattia, riducendo al minimo gli effetti collaterali per preservare una buona qualità di vita intesa come «senso soggettivo di benessere» in riferimento a 4 ambiti fondamentali: salute, condizione psico-sociale, autonomia economica e situazione familiare. Per gli anziani, è necessario un approccio integrato che tenga conto della presenza di altri problemi di salute e della ridotta funzionalità di organi e apparati.

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