La diagnosi di tumore può determinare a qualunque età una reazione che va dall’iniziale incredulità e/o desiderio di negare il problema alla successiva manifestazione di una forte rabbia capace di investire tutti i contesti di vita. In questa fase il malato può lasciarsi andare a esplosioni emotive con gli altri oppure chiudersi in se stesso. Talvolta può provare sentimenti di rassegnazione e sconforto, e la consapevolezza delle limitazioni e delle perdite subite potrebbe causare reazioni di tipo depressivo. Se le supera, può entrare nella fase di accettazione in cui cerca un nuovo adattamento per affrontare la malattia.

La reazione emotiva del malato influenza profondamente il rapporto con il caregiver, che può manifestare sentimenti simili a quelli del paziente, che, se non riconosciuti e condivisi, possono ostacolare la comunicazione e la relazione.

È importante che il caregiver sia un ‘buon ascoltatore’, prestando attenzione a ciò che il malato riferisce e spronandolo ad andare avanti, senza minimizzare o ingigantire le sue paure. Tuttavia, deve anche saper parlare dei propri stati d’animo.

Il caregiver è spesso travagliato da un senso di colpa per non aver dedicato tempo ed energie sufficienti alla relazione con la persona malata, magari rimandando impegni quotidiani e lavorativi, . Se il caregiver prova questi sentimenti, può trovare beneficio nel condividerli con una persona di fiducia o con uno psicologo, che può accompagnarlo in questo difficile momento della vita.

È comunque fondamentale per il caregiver e per il paziente comprendere e accettare che le reazioni emotive, anche importanti o inconsuete, sono normali, ed è proprio dando spazio e voce a queste emozioni che si riesce a mantenere l’equilibrio necessario per affrontare l’esperienza di malattia e di cura.

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