Molti studi hanno dimostrato che il caregiver è esposto a una serie di fattori stressanti, che possono favorire l’insorgenza di disturbi fisici (insonnia, stanchezza, problemi gastrointestinali, mal di testa e disturbi della pressione arteriosa ecc.) e psicologici (ansia e depressione). Tuttavia, pur essendo tutti esposti al rischio non è detto che tutti sviluppino un vero e proprio disagio.

Le reazioni di ciascun caregiver sono, infatti, in gran parte influenzate dalle strategie che adottano per gestire la situazione, dal senso che dànno alla propria esperienza e dall’atteggiamento che assumono di fronte alla malattia, dal supporto sociale disponibile per la famiglia o dai fattori di resilienza psicologica di ciascuno. Di contro, la tensione emotiva, il carico oggettivo e la preoccupazione per il congiunto malato rappresentano gli indicatori principali delle ricadute psico-sociali della malattia sui familiari.

Per la sua salute e per continuare la sua funzione assistenziale, il caregiver deve dosare le proprie energie e avere la giusta cura di sé per cogliere l’eventuale comparsa di segnali d’allarme come per esempio:

  • sentimenti di impotenza di fronte alle difficoltà e alla sofferenza della persona malata;
  • preoccupazioni costanti per la persona malata al punto da non riuscire a pensare ad altro;
  • rabbia e risentimento;
  • nervosismo e poca pazienza;
  • sbalzi d’umore;
  • ansia;
  • tristezza;
  • insonnia;
  • dolori articolari;
  • disturbi gastrointestinali;
  • perdita di appetito;
  • dimagrimento;
  • mal di testa;
  • capogiri;
  • variazioni della pressione sanguigna ecc.

Queste manifestazioni indicano che qualcosa non funziona come dovrebbe, ma non devono spaventare. Se compaiono, è bene recarsi dal medico di base, consultare uno psicologo o rivolgersi alle associazioni di volontariato che offrono sostegno ai familiari di malati oncologici.

Riconoscere i propri limiti, trovare un po’ di tempo per se stessi e preservare il proprio benessere psico-fisico è indispensabile per mantenersi al meglio delle proprie energie fisiche e mentali e per essere d’aiuto all’altro. Il caregiver deve, quindi, impegnarsi a:

  • mantenere un corretto equilibrio tra le necessità della propria vita e quelle richieste dalla funzione di assistenza, ricordando che essere sempre concentrato sulla malattia del congiunto può alimentare ansie e preoccupazioni che si trasmetteranno anche al malato;
  • ritagliarsi dei momenti di stacco senza sentirsi in colpa, per preservare e recuperare le energie a vantaggio della qualità della relazione con la persona malata;
  • riservare per sé la stessa attenzione che dedica al malato, senza sottovalutare le proprie reazioni fisiche ed emotive (stanchezza, solitudine, frustrazione);
  • condividere con altri l’onere dell’accudimento della persona malata e delle incombenze quotidiane.

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