La chemioterapia consiste nell’impiego di particolari farmaci detti citotossici o antiblastici per distruggere le cellule tumorali. La chemioterapia rappresenta da anni un’importante ed efficace possibilità di trattamento disponibile per i pazienti affetti da tumore del testicolo e può essere impiegata da sola o in combinazione con la chirurgia o la radioterapia.

I chemioterapici attualmente impiegati per il tumore del testicolo sono somministrati comunemente per infusione in vena (somministrazione per endovena), In questo caso, la chemioterapia si riceve in ospedale nel reparto per pazienti esterni, ma talvolta potrebbe richiedere un breve ricovero di 4-5 giorni. Per l’infusione, che dura da pochi minuti a qualche ora, si può utilizzare una vena del braccio oppure si può inserire sotto la pelle a livello del braccio, della clavicola o del collo un tubicino o un piccolo serbatoio al fine di raggiungere una vena profonda dove il chemioterapico entra più agevolmente. Si parla in questo caso di accesso venoso centrale, che rimane disponibile permanentemente per l’intera durata del trattamento e può essere utilizzato non solo per somministrare i farmaci, ma anche per eseguire i prelievi.

Alcuni farmaci (es. bleomicina) possono essere somministrati anche per via intramuscolare con determinate precauzioni.

Ciascun ciclo di chemioterapia dura alcuni giorni ed è seguito da un periodo di riposo di alcune settimane per consentire all’organismo di superare gli effetti collaterali. Il numero totale di cicli dipende dalla risposta del tumore alla terapia.

In base all’obiettivo che s’intende conseguire, la chemioterapia può essere attuata:

  • dopo l’intervento per ridurre il più possibile il rischio di recidiva (chemioterapia adiuvante a scopo precauzionale);
  • per il trattamento di un tumore diffuso oltre il testicolo o ripresentatosi dopo l’orchiectomia. In questo caso, lo scopo è distruggere le cellule tumorali nei vari distretti dell’organismo e ottenere la guarigione completa nella maggior parte dei casi (chemioterapia di prima linea);
  • per il trattamento di un tumore che si è ripresentato dopo la chemioterapia di prima linea. In questo caso lo scopo è distruggere le cellule tumorali resistenti (chemioterapia di seconda o successiva linea).

I farmaci più utilizzati per il trattamento del tumore del testicolo, da soli o in combinazione e in funzione delle caratteristiche del tumore e del paziente, sono il carboplatino e lo schema PEB a base di cisplatino, etoposide e bleomicina (ma talvolta anche senza quest’ultima). Altri schemi da utilizzare in caso di mancata risposta allo schema PEB o di recidiva sono: PEI a base di cisplatino, etoposide e ifosfamide; TIP a base di paclitaxel, ifosfamide e cisplatino; VeIP a base di vinblastina, ifosfamide e cisplatino; e TPG a base di paclitaxel, cisplatino e gemcitabina.

Vi è poi la chemioterapia ad alte dosi seguita da trapianto di cellule staminali, che consiste nella somministrazione di dosi molto elevate di chemioterapici con l’intento di eliminare le cellule tumorali resistenti alla terapia a dosi standard. Per contenere la durata e severità della riduzione dei globuli bianchi, dopo la chemioterapia viene reinfusa una certa quantità di cellule staminali precedentemente prelevate dal sangue del paziente. Deve essere eseguita in centri specializzati e richiede un ricovero di 2-3 settimane. Si propone solo dopo il fallimento di altre terapie standard, mai come terapia di prima linea.

Le reazioni alla chemioterapia variano da soggetto a soggetto. È vero che il trattamento potrebbe causare degli effetti collaterali anche fastidiosi, ma questi di solito possono essere facilmente controllati con appositi farmaci. Gli effetti collaterali più comuni sono:

  • ridotta resistenza alle infezioni: se, da un lato, i farmaci distruggono le cellule tumorali, dall’altro riducono temporaneamente la produzione di globuli bianchi da parte del midollo osseo, con conseguente aumento del rischio di contrarre infezioni. Il numero dei globuli bianchi di solito si normalizza prima del ciclo successivo di chemioterapia;
  • tendenza a sviluppare lividi o piccole emorragie (ad esempio dalle gengive): la chemioterapia può provocare un abbassamento delle piastrine;
  • anemia: se il livello dei globuli rossi si abbassa, vi sentirete molto stanchi e letargici, e potreste accusare anche mancanza di respiro;
  • nausea e vomito: ancorché fastidiosi, si possono controllare efficacemente con gli antiemetici;
  • caduta dei capelli: premesso che non tutti i chemioterapici fanno cadere i capelli, se ciò avviene è importante sapere che i capelli ricresceranno nell’arco di 3-6 mesi dopo la conclusione del trattamento;
  • stanchezza e senso generale di debolezza.

Ancorché fastidiosi e talvolta perfino invalidanti, gli effetti collaterali della chemioterapia scompariranno alla conclusione del trattamento. È utile smettere di fumare durante la chemioterapia e possibilmente anche dopo la fine della terapia.

Per approfondire

Maggiori informazioni sono disponibili su:

La caduta dei capelli

- La fatigue per la gestione della stanchezza.

Contraccezione e fertilità

È consigliabile evitare il concepimento per tutta la durata della chemioterapia, perché i farmaci potrebbero nuocere al feto. Si raccomanda quindi di utilizzare il preservativo (o altro metodo di barriera efficace) per l’intera durata del trattamento e per alcuni mesi (in genere 24) successivi alla sua conclusione. Inoltre, nelle 48 ore successive alla somministrazione della chemioterapia è consigliabile non avere rapporti sessuali oppure utilizzare il preservativo allo scopo di proteggere la donna, in quanto nel liquido seminale potrebbero essere presenti tracce di chemioterapici.

Per approfondire:

Maggiori informazioni sulla chemioterapia sono disponibili su La chemioterapia.

Maggiori informazioni sul singolo prodotto antitumorale (come si somministra, quali sono gli effetti collaterali più e meno frequenti) sono disponibili sulle Schede sui farmaci antitumorali.

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