L’infertilità è l’incapacità di concepire un figlio naturalmente nell’arco di 12 mesi di rapporti sessuali eseguiti nel periodo fertile della partner. Stime europee indicano, inoltre, che circa il 20% di tutte le coppie soffre d’infertilità e che le patologie tumorali, assieme alle terapie che vengono utilizzate per curarle, rappresentano un importante fattore di rischio di l’infertilità sia maschile sia femminile.

È stato dimostrato come nel maschio con tumore testicolare alla diagnosi la produzione degli spermatozoi possa essere ridotta o addirittura assente, soprattutto se sono presenti fattori di rischio noti per infertilità (ad esempio, precedente intervento per testicolo/i ritenuti in canale inguinale o in addome, precedenti traumi o infezioni testicolari, testicoli di piccolo volume). Pertanto, un soggetto infertile per alterata funzione testicolare deve essere sempre sottoposto a ecografia per escludere la presenza di un tumore. Tenendo conto della prognosi estremamente favorevole per i soggetti affetti da tumore del testicolo e della giovane età alla quale solitamente insorge la malattia, è fondamentale preservare la fertilità di quei soggetti che dovranno sottoporsi a trattamenti antitumorali, in particolare alla chemioterapia, che può compromettere la qualità e la quantità degli spermatozoi fino a determinarne l’assenza totale nel liquido seminale dal 4 al 30% dei casi. In particolare, sembra che la maggiore compromissione si abbia dopo 3-6 mesi dal termine dei trattamenti, con variazioni legate al tipo di terapia, alla dose e alla durata della somministrazione. È noto anche che il tempo di recupero della spermatogenesi è più lento (fino a 24 mesi dopo il termine dei trattamenti) nei casi in cui siano somministrati più di 3 cicli di chemioterapia o dopo radioterapia. Se a seguito di un intervento chirurgico di linfoadenectomia si verifica la rara, ma possibile, alterazione delle vie nervose con conseguente disturbo dell’eiaculazione, è possibile provare a recuperare gli spermatozoi attraverso particolari farmaci o mediante una stimolazione elettrica vibratoria del pene.

La scelta migliore per la preservazione della fertilità nei soggetti affetti da tumore del testicolo è rappresentata dal congelamento (crioconservazione) degli spermatozoi eiaculati, da effettuare prima di iniziare terapie potenzialmente tossiche per i testicoli. Questa possibilità non è fattibile nei bambini per i quali a oggi non vi sono ancora strategie efficaci per preservare la fertilità.

Si suggerisce di cercare la procreazione dopo due anni dal termine della chemioterapia per evitare possibili (anche se rari) danni dei farmaci sugli spermatozoi.

L’asportazione del testicolo può determinare un'alterazione della percezione di sé, che può associarsi a varie manifestazioni sessuali. Si può avere riduzione del desiderio, minore ricerca dell'attività sessuale, alterata sensazione orgasmica, diminuita rigidità del pene ed eiaculazione ritardata. Tali manifestazioni si rendono evidenti dopo circa 6 mesi dall'intervento chirurgico e sono essenzialmente legate a cause di natura psicologica.

Per approfondire:

Maggiori informazioni sulla fertilità sono disponibili su Padre dopo il cancro.

 

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