Cortisonici

Spesso nei tumori cerebrali si rende necessario somministrare farmaci a base di cortisone, per periodi più o meno brevi, allo scopo di ridurre l’edema, ossia la quantità di liquido che circonda il tumore e che comprime i fasci nervosi, migliorando spesso sensibilmente i sintomi causati dalla raccolta di liquido.

I farmaci cortisonici si possono somministrare per bocca, per via intramuscolare o endovenosa, in genere una volta al giorno, al mattino, ma se necessario anche più volte al giorno. Gli effetti collaterali del trattamento possono essere ritenzione di liquidi (con lieve gonfiore del volto e degli arti inferiori), aumento della glicemia, insonnia e irritabilità; per limitarli o prevenirli, è bene ridurre il consumo di sale e zucchero e svolgere un’attività fisica moderata. In caso di necessità, si possono assumere farmaci in grado di facilitare il sonno. Il trattamento prolungato con cortisonici può ridurre le difese immunitarie con conseguente possibilità di infezioni quali, ad esempio, la stomatite da Candida albicans o mughetto a carico del cavo orale. Inoltre, può favorire l’osteoporosi e un’accentuata pesantezza agli arti inferiori con riduzione della massa muscolare. Per prevenire l’osteoporosi si possono assumere farmaci che favoriscono la fissazione del calcio a livello osseo; in generale, è importante mantenere una buona attività fisica.

Il trattamento prolungato con i cortisonici può indurre anche miopatia, che si manifesta con una diminuzione della forza muscolare, specialmente a livello del quadricipite femorale. I pazienti riferiscono spesso di affaticarsi più rapidamente durante le attività che comportano l’esecuzione di scatti di potenza improvvisi. Spesso la perdita di massa muscolare è evidente, ed è importante ricordare che l’esercizio fisico è utile a limitarne l’entità.

Tutti gli effetti collaterali tendono a regredire gradualmente via via che la dose di cortisone si riduce. La terapia non deve mai essere interrotta bruscamente, ma sempre secondo le indicazioni del medico.

Anticoagulanti

Nei tumori cerebrali si rende a volte necessario attuare un trattamento che prevenga le trombosi a livello delle vene degli arti inferiori. Il rischio è più elevato nei pazienti con importante difficoltà di movimento di uno o entrambi gli arti inferiori nel periodo prossimo all’intervento chirurgico e durante la chemioterapia. La prevenzione si effettua facendo uso di calze elastiche e talora con la somministrazione (una volta al giorno) di farmaci anticoagulanti, in forma di iniezioni sottocutanee. Queste sono semplici da eseguire e si possono fare da soli o con l’aiuto di un parente. Gli anticoagulanti si utilizzano anche per il trattamento della trombosi venosa, che si manifesta generalmente con gonfiore, dolore e arrossamento della gamba interessata. Sono rari i casi di trombosi venose a carico delle braccia, che possono presentarsi nella sede di cateteri venosi posizionati per somministrare i farmaci.

La formazione di trombi può essere talvolta all’origine di un’embolia polmonare, complicanza grave che si manifesta in genere con difficoltà di respiro, affaticamento per sforzi anche minimi, aumento della frequenza dei battiti cardiaci. Se si accusano questi sintomi, bisogna recarsi immediatamente al pronto soccorso.

Dopo una trombosi o un’embolia polmonare, il trattamento con gli anticoagulanti prosegue per il tempo che il medico curante ritiene necessario in relazione alle vostre condizioni. Se il periodo è molto lungo, è possibile ricorrere agli anticoagulanti orali, anche se a fronte di questo vantaggio vi è lo svantaggio di una maggiore frequenza dei controlli della coagulazione del sangue e la possibilità di interferenza con molti altri farmaci e con alcuni componenti della dieta.

Anticonvulsivanti

La somministrazione di anticonvulsivanti farmaci potrebbero essere necessari in presenza di crisi epilettiche all’esordio o nel corso della malattia. Devono essere presi tutti i giorni, anche in assenza di crisi epilettiche; per l’efficacia del trattamento è, infatti, fondamentale che vi sia un livello costante di farmaco nell’organismo. Questo può essere controllato mediante specifici esami del sangue. Alcuni anticonvulsivanti, se assunti in corso di radioterapia o chemioterapia, possono dare un’importante reazione allergica cutanea, anche se ciò avviene raramente. In tal caso è indispensabile informare subito il medico curante per ricevere le opportune indicazioni su come sospendere il farmaco e modificare la terapia.

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