Se le condizioni generali di salute lo consentono, il medico potrebbe proporre una chemioterapia in dosi molto elevate con trapianto di cellule staminali allo scopo di aumentare le probabilità di controllare la malattia a lungo termine. Questo trattamento è in genere riservato a pazienti di età inferiore a 65-70 anni, dopo attenta valutazione delle condizioni fisiche generali.

Si esegue solo in centri altamente specializzati e richiede una degenza di alcune settimane.

La prima fase del trattamento coincide con la cosiddetta chemioterapia di induzione che serve a ridurre il numero di cellule di mieloma. A questo punto è possibile stimolare la messa in circolo delle cellule staminali con un prodotto apposito (generalmente dopo un ciclo di chemioterapia con ciclofosfamide ad alte dosi), prelevarle dal sangue periferico e congelarle fino al momento di reinfonderle in vena dopo il trattamento. Successivamente si attua una chemioterapia a dosi molto elevate. Questa terapia provoca la morte delle cellule di mieloma, ma anche di quelle sane del midollo osseo. Il primo trattamento di chemioterapia viene spesso seguito da un secondo qualche settimana dopo per cercare di distruggere tutte le cellule affette rimaste. Per facilitare la ripresa, dopo ogni chemioterapia ad alte dosi, il midollo osseo deve essere ripopolato con le cellule staminali precedentemente prelevate. Le cellule staminali raggiungono il midollo osseo dove iniziano a produrre nuove cellule ematiche.

Presso alcuni ospedali sono in corso studi per verificare l’efficacia di altri trattamenti che prevedono l’impiego delle cellule staminali, tra i quali: trapianto allogenico con l’impiego di cellule staminali di donatore, mini-trapianto (che implica una chemioterapia meno tossica). Non si sa ancora quale sia l’efficacia di questi trattamenti.

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