Affrontare un tumore che si è ripresentato o diffuso può indurre un senso di incertezza. Le preoccupazioni potrebbero riguardare il trattamento, il dolore, la perdita dell'autosufficienza, la confusione mentale. Il pensiero della morte sarà presente, oltre alla preoccupazione per i propri cari.

L'ansia per il futuro è normale, soprattutto quando si soffre di una malattia grave che riporta l'attenzione sulle proprie paure. È possibile che in alcuni momenti il pensiero della malattia sia così presente e vivo nella vostra mente da impedire di pensare ad altro. Tuttavia, tenete conto che non necessariamente dovrete affrontare le vostre paure da soli. Esistono diverse fonti di aiuto, tra le quali i servizi specialistici di cure palliative, a cui potete rivolgervi per avere consigli pratici, informazioni mediche, sostegno emozionale o conforto spirituale. Alcuni pensano che parlare delle proprie paure significhi ingigantirle, che sia meglio far finta che non esistano, che sia meglio non parlarne. Ognuno ha il suo modo per affrontare le situazioni difficili e non ci sono ricette valide per tutti; ma sicuramente dare voce ai propri timori, se in un primo momento sembra accrescere l'ansia, alla lunga aiuta a scaricare le tensioni accumulate e a vedere le cose in maniera diversa. Una volta che vi sarete confrontati con qualcuno di fiducia, probabilmente vi sentirete più liberi di concentrarvi su altro.

 

Stabilire un ordine di priorità

Molti malati dichiarano che, dopo l'esperienza della malattia, apprezzano di più le piccole cose, la famiglia e gli amici, gli svaghi, un buon libro, un bel quadro o della buona musica. Si rendono conto che nella vita è importante realizzare ciò a cui si tiene e se la prendono meno di fronte alle piccole seccature di tutti i giorni.

Sapere che la malattia non è guaribile può rendervi consapevoli di ciò che non è importante e permettervi di dedicarvi a ciò che vi fa più piacere. Può essere necessario accantonare i progetti a lungo termine senza, tuttavia, rinunciare ai propri desideri ancora realizzabili.

"Ciò che conta veramente è la qualità della vita, non solo la quantità. Per la prima volta in vita mia mi faceva piacere ascoltare la musica e soprattutto cominciai a trovare il tempo per leggere. Diventai anche un più attento ascoltatore e osservatore della vita e ciò mi ha portato a realizzare la mia ambizione di scrivere."

 

Il dolore

Tra i pazienti con malattia in stadio avanzato, una persona su quattro non prova dolore; negli altri casi, , il dolore può essere presente a vari livelli di intensità, ma per la stragrande maggioranza dei soggetti il dolore può essere alleviato e spesso trattato in modo tale che non si ripresenti. Se accusate un qualsiasi dolore, riferitelo al vostro medico, che vi prescriverà un trattamento adeguato. A questo proposito, è bene ricordare che, grazie ai progressi compiuti in ambito farmaceutico, oggi sono disponibili antidolorifici che consentono di mantenere la necessaria lucidità per svolgere le normali attività quotidiane.

Non abbiate paura nell'eventualità che il medico di famiglia o l'oncologo vi prescrivano farmaci oppioidi (ad esempio la morfina). Questi ultimi sono molto efficaci nel controllo del dolore, hanno pochi effetti collaterali per cui sono solitamente ben tollerati, e non inducono dipendenza nel paziente oncologico.

I trattamenti non farmacologici del dolore ( radioterapia, blocco nervoso, elettrostimolazione nervosa transcutanea (TENS), agopuntura, ipnoterapia e tecniche di rilassamento) possono essere attuati da soli o in associazione a farmaci. Diversi centri specializzati per il controllo del dolore applicano le tecniche che abbiamo citato e sia il medico di famiglia che l'oncologo sapranno darvi indicazioni in questo senso. Il trattamento del dolore è importante: se non si interviene adeguatamente, diminuiscono le difese psicologiche e aumenta il rischio di depressione. Depressione e dolore spesso si potenziano reciprocamente e un trattamento specifico mirato (antidolorifici e antidepressivi) può in alcuni casi essere di grande aiuto.

Per approfondire:

Maggiori informazioni sulla terapia del dolore sono disponibili su La terapia e il controllo del dolore.

 

Nausea e vomito

Alcuni malati oncologici in stadio avanzato soffrono di nausea e vomito. Tali sintomi possono dipendere dalla malattia o possono essere l'effetto collaterale di alcuni farmaci. SSe è presente nausea, in aggiunta ai farmaci antiemetici si possono mettere in atto alcuni accorgimenti quali assumere una posizione semiseduta; fare dei respiri profondi; aprire le finestre o utilizzare un ventilatore poiché l’aria fresca può ridurre la nausea; valutare quali alimenti/odori siano graditi/sgraditi; preparare i cibi preferiti in piccole quantità e in piatti piccoli, giacché è preferibile mangiare spesso e poco durante la giornata (piccoli spuntini); consumare cibi freddi (es. gelato o yogurt) perché hanno meno odore; sorseggiare frequentemente piccole quantità di bevande, anche gassate; limitare gli odori di cucina che possono aumentare la nausea; evitare cibi grassi, fritti o piccanti; rimanere seduti per un'ora dopo i pasti.
In caso di vomito, avere a portata di mano un catino/bacinella e tovaglioli di carta o fazzoletti per pulirsi la bocca. Dopo l’episodio di vomito sciacquare la bocca con un po’ di acqua fresca. Alcuni traggono beneficio da pezzetti di ghiaccio da tenere in bocca.

Per approfondire

Maggiori informazioni sui problemi nutrizionali sono disponibili su La nutrizione nel malato oncologico e su Neoplasia e perdita di peso - Che cosa fare?  

 

Fragilità fisica

Potreste accorgervi che vi stancate facilmente e che il vostro organismo non è più forte e resistente come un tempo. Ciò può essere dovuto sia all'aggravamento delle vostre condizioni sia agli effetti collaterali del trattamento. Può essere difficile accettare che non siete più in grado di guidare o di praticare un'attività sportiva, oppure che dovete camminare più lentamente. È possibile che avrete bisogno di tempo per abituarvi a questi cambiamenti e per accettare il fatto che ora le vostre prestazioni fisiche non sono più quelle di un tempo.

"Quando chiedo a mia figlia di preparare da mangiare, è perché non mi sento proprio in grado di farlo. Loro non ci fanno caso - io faccio la spesa e loro cucinano - ma io sento che li sto deludendo in quanto la cucina è sempre stata compito mio."

Se le vostre energie sono limitate, conservatele per fare ciò che avete veramente voglia di fare. Molto spesso riorganizzare le attività quotidiane può essere utile in modo da ricavare il tempo per riposare un po' ogni giorno. Inoltre, tenete conto che esistono sussidi pratici (stampelle, girello, busto ortopedico, sedia a rotelle) che potrebbero agevolarvi nei movimenti qualora le vostre condizioni fisiche non vi permettano una piena autonomia.

 

Essere dipendenti

Tutti i malati temono di perdere l'indipendenza e l'autonomia. Per molti, la prospettiva di diventare fisicamente dipendenti da altri è sconvolgente. È spesso più facile accettare l'aiuto di un estraneo (ad esempio, un infermiere o un operatore socio-sanitario) per attività come lavarsi o andare al bagno, piuttosto che quello di un familiare o di un amico. Se anche voi la pensate così, chiedete al medico di famiglia di organizzare la vostra assistenza a domicilio.

Se avete bisogno di assistenza quotidiana, potete mantenere una forma di autonomia indicando alle persone che vi seguono le modalità in cui preferite essere aiutati Prendersi cura di chi sta male è un modo pratico in cui parenti e amici possono dimostrare quanto tengano a voi. Se riuscirete a far sapere di che cosa avete bisogno e qual è il modo migliore in cui possono aiutarvi, ci sarà meno spazio per le incomprensioni e i risentimenti.

Se alcuni malati preferiscono rimanere in un ambiente familiare, altri possono scegliere soluzioni alternative. Nel prendere una decisione del genere dovreste poter usufruire del sostegno e delle informazioni che il medico o l'assistente sociale sono in grado di fornirvi, talvolta con il supporto di servizi specialistici di cure palliative.

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