- l’elenco del ‘materiale’ asportato e inviato al laboratorio;
- la descrizione macroscopica, ossia a occhio nudo, del suddetto materiale;
- le eventuali diagnosi estemporanee fatte nel momento dell’intervento chirurgico;
- l’esame microscopico con le relative conclusioni.
Solitamente un buon esame istologico di carcinoma mammario dà informazioni su 8 parametri:
- il tipo istologico (duttale, lobulare, ecc.);
- le dimensioni del tumore;
- lo stato dei linfonodi ascellari (positivi, nel caso in cui siano stati intaccati dalla malattia, negativi nel caso contrario);
- il grado istologico (G1, 2, 3);
- la presenza o meno di cellule tumorali nei capillari sanguigni che circondano il tumore (invasione vascolare);
- la presenza o assenza, sulla superficie delle cellule tumorali, di recettori ormonali (estrogenici e progestinici), espressa in percentuale;
- la percentuale di proliferazione, in pratica la velocità di crescita delle cellule tumorali, indicata con la sigla Ki67 o MIB-1 ed espressa in percentuale;
- la positività o negatività di un test chiamato Her2 o c-erbB2, che caratterizza ulteriormente le cellule tumorali.
Si ottiene in questo modo un ‘identikit’ del tumore, e ciò è fondamentale per capire bene quali sono le caratteristiche della malattia e individuare il trattamento più adeguato.
Da questo punto di vista, le variabili sono tante: ad esempio, tumori poco aggressivi, che crescono lentamente, spesso con recettori ormonali fortemente espressi e quindi sensibili alle terapie ormonali; tumori più aggressivi, che crescono rapidamente, più frequentemente a recettori ormonali negativi o HER2-positivi