La stadiazione è il processo che consente di stabilire l’estensione e la diffusione di un tumore.      

I linfomi non Hodgkin sono convenzionalmente classificati secondo i seguenti stadi:

stadio 1: il tumore interessa un unico distretto linfonodale;

stadio 2: il tumore interessa due o più distretti linfonodali situati tutti da un solo lato del diaframma (o sopra, nel torace, nelle ascelle e nel collo, o sotto, nella pelvi o negli inguini);

stadio 3: il tumore è localizzato ai linfonodi su entrambi i lati del diaframma;

stadio 4: il tumore si è diffuso oltre i linfonodi, raggiungendo, ad esempio a fegato, polmoni o ossa.

All’indice numerico, il linguaggio medico affianca per convenzione anche le lettere A, B, E, S e X con il seguente significato: A = assenza di sintomi; B = presenza di sintomi specifici (perdita di peso del 10% negli ultimi sei mesi, febbre, sudorazione notturna profusa); E = coinvolgimento di un organo non appartenente al sistema linfatico (ad esempio polmone); S = coinvolgimento della milza; X = la massa tumorale è molto voluminosa.

Per molti tipi di linfoma esistono sistemi di valutazione della prognosi che, oltre allo stadio prendono in considerazione altri fattori,  quali l’età, l’estensione della malattia al di fuori del sistema linfonodale e il livello dell’enzima lattico-deidrogenasi (LDH).

I più usati sono l’Indice Prognostico Internazionale (IPI) per i linfomi diffusi a grandi cellule, l’Indice prognostico Internazionale per i linfomi follicolari (FLIPI) e l’Indice Prognostico Internazionale per il linfoma mantellare (MIPI). Questi sistemi permettono di generare un vero e proprio punteggio per capire l’aggressività della malattia e l’intensità del trattamento da proporre.

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