Altri esami (tomografia computerizzata, risonanza magnetica con mezzo di contrasto servono per documentare con maggiore precisione la sede del tumore, l’interessamento delle vie urinarie, il rapporto con gli organi vicini, lo stato dei linfonodi e l’eventuale presenza di metastasi in altri organi.

Tomografia computerizzata (TC): è la tecnica radiologica oggi più utilizzata. Permette di ottenere tante fotografie sequenziali dello stesso distretto corporeo su piani successivi, formando così un quadro tridimensionale delle strutture interne esaminate. Le immagini così prodotte sono inviate a un computer che le elabora per dare poi il quadro dettagliato delle strutture interne di un organo. La procedura è sicura, indolore e richiede circa mezz’ora. La quantità di radiazioni utilizzata è talmente modesta che non c’è motivo per cui il paziente debba preoccuparsi per eventuali danni a se stesso e a chi gli sta intorno, anche se l’esame deve essere ripetuto frequentemente.

Nella maggior parte dei casi la TC richiede la somministrazione di un mezzo di contrasto, che consente di visualizzare meglio le strutture interne del corpo. Il mezzo di contrasto può dare una sensazione diffusa di calore per qualche minuto. È importante che prima della somministrazione si informi il medico se si è allergici allo iodio o si soffre di asma allo scopo di evitare una reazione piuttosto seria.

È possibile fare ritorno a casa alla conclusione dell’esame.

Risonanza magnetica nucleare (RMN): procedura diagnostica simile alla TC, ma che usa i campi magnetici anziché i raggi X per dare una serie di immagini in sezione trasversale delle strutture interne dell’organo oggetto della prova. Dura circa 30-45 minuti. In alcuni casi si somministra un mezzo di contrasto in vena (di solito del braccio) per migliorare la qualità delle immagini. Prima della RMN è necessario togliere tutti gli oggetti metallici. I portatori di monitor cardiaci, pacemaker o di protesi di metallo non possono sottoporsi alla RMN.

La TC e la RMN esaminano i linfonodi localizzati a livello della vescica e anche in altri distretti più distanti, come pure altri organi, tra cui i polmoni e il fegato. Ciò consente di stabilire se le cellule tumorali si sono diffuse dalla vescica ad altri organi.

Tomografia a emissione di positroni (PET/TC): tecnica diagnostica molto sofisticata che combina la tomografia computerizzata (TC, v. sopra) tradizionale con la tomografia a emissione di positroni (PET), che utilizza una bassa dose di zucchero radioattivo per misurare l’attività delle cellule nelle diverse parti del corpo. In questo modo, consente di ottenere informazioni più dettagliate e importanti per stabilire quale sia il trattamento più indicato. Prevede la somministrazione in vena (di solito del braccio) di una piccola quantità di sostanza moderatamente radioattiva. L’esame vero e proprio inizia dopo circa un’ora e richiede mediamente 30-90 minuti. Di solito è consigliabile non mangiare per almeno 6 ore prima dell’esame, ma è consentito bere. Si può fare ritorno a casa dopo l’esame.

Scintigrafia ossea: tecnica di diagnostica per immagini molto sensibile che serve per rilevare la presenza di cellule tumorali nelle ossa. Si esegue nel reparto di medicina nucleare. Dopo l’iniezione di un radiofarmaco in una vena del braccio, è necessario attendere fino a tre ore prima che si possa procedere all’esame. Il tessuto osseo infiltrato dalle cellule tumorali assorbe più radiofarmaco del tessuto sano e, di conseguenza, appare più marcato. Al termine dell’esame si stampa una particolare radiografia dello scheletro. Anche se il livello di radioattività del radiofarmaco è molto basso e innocuo, è importante non allontanarsi dal reparto per l’intera durata dell’esame (circa tre-quattro ore), utilizzando alla sua conclusione i servizi igienici in modo che l’urina, leggermente radioattiva, confluisca in appositi raccoglitori. La scintigrafia ossea è in grado di rilevare anche altre malattie dello scheletro. Per tale motivo un esito ‘positivo’ non necessariamente indica la presenza di un tumore. Pertanto, il medico potrebbe richiedere altri accertamenti per confermare o escludere il sospetto.

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