I primi studi sull’impiego delle cellule CAR-T risalgono a circa vent’anni fa e riguardavano soprattutto il trattamento di tumori solidi (carcinoma dell’ovaio, carcinoma renale metastatico, neuroblastoma e linfoma follicolare), ma col tempo si è visto che i risultati migliori si ottengono nel trattamento dei tumori ematologici, nello specifico nei pazienti che non avevano risposto a diverse linee di trattamento. In particolare, i CAR diretti contro l’antigene CD19 sono diventati lo standard di riferimento, in quanto hanno dimostrato notevole efficacia nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta a cellule B e nei linfomi diffusi a grandi cellule B. Ciò ha spianato la strada all’impiego delle cellule CAR-T anche per altri tumori ematologici come la leucemia linfoblastica cronica, la leucemia mieloide acuta, il linfoma e il mieloma multiplo.

Il termine CAR-T è una sigla che deriva dall'inglese e che letteralmente significa ‘cellule T con recettore chimerico per l'antigene’. Le CAR-T sono cellule del sistema immunitario (linfociti T) prelevate da una persona malata di tumore e modificate geneticamente in laboratorio in modo che, una volta reinfuse allo stesso paziente da cui sono state prelevate, siano in grado di attaccare il tumore. Le CAR-T rappresentano un approccio innovativo, ma estremamente complesso, nella lotta contro il cancro.

I linfociti T appartengono al gruppo di cellule del sangue riferito come globuli bianchi e rivestono  un  ruolo  centrale  nel  sistema  immunitario,  in  quanto  sono  incaricati  di  riconoscere e attaccare  gli  organismi  patogeni (batteri, virus e funghi)  arrivati all’interno del corpo umano fino a provocarne la morte. È ben noto, per altro, come il nostro sistema immunitario abbia la capacità di riconoscere ed eliminare anche le cellule tumorali, che hanno caratteristiche differenti da quelle sane, in un processo detto di immunosorveglianza. I linfociti T, nonostante siano in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali, non riescono tuttavia ad eliminarle se non in minima parte.

La terapia con le cellule CAR-T si basa sul concetto rivoluzionario di combattere i tumori come se fossero un’infezione, vale a dire ‘armando’ il sistema immunitario del paziente in modo tale che sia in grado di riconoscere le cellule tumorali e provocarne la morte. Sulla superficie delle cellule tumorali sono presenti degli antigeni, ossia frammenti di proteine del tumore, che non sono presenti sulle cellule sane e per questo le rendono riconoscibili. Il riconoscimento dell'antigene modificato da parte dei linfociti de sistema immunitario avviene attraverso un recettore specifico presente sulla superficie del linfocita stesso, che si adatta perfettamente all'antigene, proprio come una chiave si adatta alla sua serratura. Quando le cellule CAR-T vengono prodotte in laboratorio, il recettore del linfocita viene modificato in modo tale da riconoscere gli antigeni presenti sulle cellule tumorali e trasmettere al linfocita un segnale di attivazione per eliminarli. Per questa sua duplice funzione il nuovo recettore è detto chimerico.

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