Per funzionare in modo corretto le cellule del sistema immunitario (in particolare i linfociti T) necessitano di sistemi di attivazione e spegnimento (i cosiddetti “checkpoint”) che regolano la loro attività. È stato dimostrato che i tumori sono in grado di sfruttare questi sistemi a proprio vantaggio. I farmaci immunologici (anti-CTLA4, anti-PD1, anti-PDL1) agiscono interferendo con questo meccanismo. In considerazione della loro particolare attività, gli effetti collaterali di questi farmaci sono molto diversi da quelli della chemioterapia tradizionale. Si tratta in particolare di effetti dovuti a reazioni autoimmuni, ossia dirette verso organi e tessuti dell’organismo ste
sso. I più comuni sono la colite, le eruzioni cutanee, le alterazioni della tiroide, dell’ipofisi e del surrene, la polmonite, l’epatite, la nefrite e altre alterazioni che possono interessare l’occhio, i nervi, l’encefalo. Gli effetti collaterali da farmaci immunologici devono essere gestiti il più precocemente possibile, possono richiedere l’intervento di più specialisti (gastroenterologo, pneumologo, dermatologo, infettivologo, endocrinologo, ecc.) e si contrastano con la temporanea sospensione del trattamento e l’utilizzo di cortisonici. Al momento l’immunoterapia viene impiegata per il trattamento delle seguenti neoplasie: melanoma; tumori del polmone, del rene e della vescica; linfoma di Hodgkin; alcuni tipi di tumore della mammella e del colon che esprimono particolari alterazioni biomolecolari. Tuttavia, è un campo in rapida espansione e sono in fase di sviluppo molti altri farmaci immunologici che entreranno a breve nella pratica clinica per molti altri tipi di tumore.
L’associazione di chemioterapia e immunoterapia, cosiddetta chemio-immunoterapia, rappresenta un’opzione terapeutica emergente nel trattamento di alcuni tumori (polmone, melanoma, rene, vescica). Il vantaggio di quest’associazione consiste nel fatto che l’effetto citotossico della chemioterapia cambia l’assetto molecolare delle cellule tumorali, facilitando in tal modo l’azione dell’immunoterapia. Di conseguenza, aumenta la possibilità che i linfociti T del sistema immunitario riconoscano e blocchino la crescita delle cellule tumorali.