Buoni i risultati ottenuti con il primo prodotto di origine marina. La nuova molecola, si comporta in modo diverso dagli antitumorali e sembra essere poco tossica Di Gianna Milano
Dopo anni di ricerche la pesca di nuove molecole antitumorali nelle profondità marine, tra spugne, molluschi, coralli, tunicati, ascidie, gorgonie, dà i suoi frutti. Si chiama trabectedina il primo prodotto anticancro di origine marina (noto fino a poco tempo fa come Et-743) a superare il vaglio dell’Emea, l’Agenzia europea per la valutazione dei farmaci. E’ stato isolato nelle acque dei Caraibi da un tunicato, l’Ecteinascidia turbinata, dai biologi della Pharma Mar, l’industria farmaceutica spagnola che da anni scandaglia gli oceani in cerca di organismi marini con potenzialità farmaceutiche. E si è rilevato efficace nella cura dei sarcomi dei tessuti molli, soprattutto i liposarcomi mixoidi, come illustra uno studio su Lancet oncology. Temi di cui si è parlato in questi giorni al convegno Marine natural products a Ischia.

“Nella fase di vita mobile, quando va a cercare la roccia su cui fissarsi e formare le tipiche colonie, il tunicato dei Caraibi produce una sostanza tossica per proteggersi durante il suo percorso. E’ quella sostanza ora, ricavata per sintesi chimica, alla base dell’attività antitumorale” spiega Paolo Casali, oncologo medico all’Istituto Tumori di Milano. Come funziona la trabectedina (nome commerciale di Yondelis)? “Si lega al dna delle cellule tumorali e altera la trascrizione di alcuni geni coinvolti nella crescita e nella morte cellulare” dice Maurizio D’Incalci, capo del dipartimento di oncologia all’Istituto Mario Negri, che è stato membro del Comitato scientifico internazionale del Pharma Mar. Forse perché proviene dal mare, un ambiente separato dalla vita terrestre da milioni di anni, la nuova molecola non rende possibili i meccanismi di riparazione del dna. “Nei liposarcomi mixoidi il modo con cui funziona è diverso dagli antitumorali convenzionali, tanto da far pensare a un meccanismo d’azione particolare, più mirato, come tutti i cosidetti farmaci intelligenti” dice Casali.

In Italia la trabectedina sarà commercializzata nel 2008, ma è già usata in alcuni centri oncologici, come l’Istituto dei tumori milanese, sui liposarcomi mixoidi, una forma rara di sarcoma: 300 nuovi casi l’anno sugli oltre 2 mila totali. “Al traguardo si è arrivati dopo un lungo lavoro di ricerca di laboratorio” racconta D’Incalci.
“Il nuovo farmaco, che si aggiunge agli altri finora usati, ha dimostrato di essere poco tossico e di non avere un effetto cumulativo. Cosa che consente di prescriverlo per lunghi periodi e di tenere meglio sotto controllo la malattia” spiega Federica Grosso, oncologa all’Istituto dei tumori di Milano, che ha coordinato lo studio retrospettivo e multicentrico su Lancet oncology.

Sono in corso anche due studi prospettici coordinati dall’Istituto dei timori di Milano e finanziati dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che stanzia annualmente 35 milioni di euro per bandi di ricerca pubblica indipendente, usando il 5 per cento di quello che le industrie spendono per le attività promozionali.
La Pharma Mar punta anche su altre molecole antitumorali estratte dal mare. In sperimentazione clinica e preclinica ne ha almeno sette. L’Aplidina, ricavata dal tunicato Aplidium albicans, è in fase clinica avanzata per il mieloma multiplo, il carcinoma renale, e alcune forme di leucemiain combinazione con altri farmaci. E più recente è l’ingresso in fase due per i test sull’uomo del Kahalalide per tumore alla prostata e altre neoplasie epiteliali. Molte le molecole allo studio che potranno diventare farmaci. Per ciascuna resta il problema della sintesi chimica che apre la via maestra alla produzione e all’impiego su vasta scala.

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