In un articolo su 'Donna Moderna', Barbara Rachetti affronta il tema dell'emergenza legata alla tutela dei lavoratori malati di cancro in questa fase della pandemia da Covid-19. Fra le voci raccolte nell'articolo, c'è anche quella di Elisabetta Iannelli, vice-presidente di Aimac, che sin dall'inizio della pandemia ha posto l'attenzione su come i diritti dei malati venissero tutelati tra le pieghe dei diversi decreti emergenziali emanati dal Governo.

Di seguito il passaggio dell'articolo in questione:

 

Il Covid minaccia il lavoro delle donne oncologiche
Il sostegno economico è un tasto dolente per tutte le persone con tumore in età lavorativa, circa un milione. La pandemia ha aggravato la condizione lavorativa di chi segue terapie oncologiche, soprattutto delle donne. Se le donne dal punto di vista del lavoro hanno pagato più di tutti gli altri i costi del Covid, le malate di tumore in molti casi si sono trovate nella condizione di dover scegliere tra salute e lavoro. Ce lo spiega Elisabetta Iannelli, avvocato, segretario generale della Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e vice presidente di Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro), paziente oncologica da 27 anni e da 20 impegnata nella difesa dei diritti dei malati di tumore. «Il Covid mette in crisi il nostro sistema sociale, economico e lavorativo ma, nel caso delle persone in terapia, minaccia la stessa conservazione del lavoro. E questo vale per le donne in particolare, che peraltro hanno un tasso di sopravvivenza a cinque anni dal tumore più alto degli uomini».

Finite le tutele al lavoro per i malati di tumore
La situazione rischia di esplodere in tutta la sua gravità adesso, in questa fase post emergenza. «Finora hanno funzionato tutte le tutele giuridiche ed economiche introdotte durante il lockdown: una serie di provvedimenti straordinari e temporanei infatti ha protetto questi lavoratori, che hanno potuto lavorare da casa - quando realizzabile lo smart working - oppure non lavorare, senza perdere né la retribuzione né il posto. Queste tutele però ad oggi non sono state prorogate, nonostante il prolungamento dello stato di emergenza. E così accade che oggi si ricorra alla tutela ordinaria, cioè si consumino giorni di malattia, giorni di terapia salvavita o ferie. Oppure venga riconosciuta l’inidoneità assoluta temporanea al lavoro per rischio Covid, ma questo implica restare a casa senza stipendio».

Molte donne a rischio licenziamento
Mancando insomma le tutele legate all’emergenza, la scelta resta a carico del lavoratore, tranne i rari casi in cui qualche azienda illuminata lavori di fantasia e si inventi soluzioni creative (per esempio pagare ugualmente lo stipendio). In pratica, quando finirà il divieto di licenziamento e i giorni di ferie e permessi saranno esauriti, molte donne saranno di fronte al licenziamento. E la situazione naturalmente risulta ancora più critica per le partite Iva e i liberi professionisti, a cui manca anche il diritto di base, cioè l’indennità di malattia per l’astensione dal lavoro a causa delle cure.

 

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