La chirurgia perfeziona le tecniche per asportare il cancro del seno. E per la prevenzione si pensa a una molecola da associare alla pillola anticoncezionale di Luigi Allori Esami diagnostici precoci. Chirurgia mirata alla conservazione del seno. Farmaci, più efficaci e meno tossici. È a tutto campo la strategia contro i tumore della mammella. E i risultati si vedolo. Il killer delle donne ogni anno colpisce 30 mila italiane, ma due terzi oggi guariscono. Grazie a un calendario annuale di esami (controllo medico dai 30 anni, ecografia fra 30 e 40,
mammografia dopo i 40), il tumore può infatti essere individuato a uno
stadio iniziale. E in questi casi nove volte su dieci l'intervento chirurgico risolve definitivamente il problema. OLTRE LA MAMMOGRAFIA. "È la mammografia a garantire le migliori diagnosi" spiega Dino Amadori responsabile di Oncologia all'ospedale di Forlì. "individua lesioni asintomatiche e di dimensioni così piccole da non essere rilevabili altrimenti: noduli inferiori a mezzo centimetro o
microcalcificazioni simili granelli sabbia". Ed è uno strumento in evoluzione tecnica. Negli Stati Uniti si sperimenta la mammografia digitale, in cui immagine del seno appare sul video invece che sulla lastra, consentendo di eliminare le ombre e di osservare i tessuti da diverse angolazioni. Ma la novità più interessante è il mammotone o Abbi (sigla inglese di "strumento avanzato di
biopsia della mammella"), già disponibile in diversi centri, dal San Camillo di Roma all'ospedale di Forlì. "permette non solo di individuare la
neoplasia sospetta ma anche farne l'
esame istologico, solito praticato successivamente in sala operatoria". dice Amadori. "grazie a un programma computerizzato, la mammografia Abbi indica infatti posizione dell'eventuale neoplasia. Così, una cannula-ago munita di microbisturi è in grado asportare frammenti del tessuto sospetto, modo che vengano esaminati subito. Non solo. Se il nodulo molto piccolo, può essere eliminato direttamente con cannula". Anche la pillola anticoncezionale potrebbe presto contribuire a prevenire il tumore del seno. Secondo uno studio internazionale cui ha partecipato l'Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo), condotto per 5 anni su tremila donne operate al seno, un derivato della vitamina A, la fenretimide, ridurrebbe del 35 per cento il pericolo di un nuovo tumore. Per questo già si ipotizza di inserire la molecola nella pillola: potrebbe infatti permettere un'azione preventiva di massa. Anche perchè gli effetti collaterali sembrano minimi: una modesta secchezza delle mucose e della pelle, qualche disturbo gastrointestinale, minore capacità di
adattamento della vista al buio BISTURI SELETTIVO Sempre meno traumi invece, sul fronte chirurgico. Fino a non molto tempo fa si era costretti a dolorose amputazioni. Poi si è passati ad asportare solo la parte ammalata. Oggi si sta diffondendo la
tumorectomia, che si limita a eliminare la massa cancerogena. Un intervento così conservativo è reso possibile dalla tecnica del "linfonodo sentinella", la cui validità è ora confermata dalle 400 operazioni al seno effettuate da Giovanni Paganelli, direttore di Medicina nucleare dell'Ieo. "di solito si asportano anche i
linfonodi ascellari, perchè spesso le cellule cancerogene vi depositano" spiega Paganelli. D'altra parte, specie se il tumore è piccolo, i linfonodi asportati risultano spesso sani. Ora però la nuova tecnica ci permette di toglierli solo se sono ammalati". In pratica, si inietta nella massa tumorale albumina radioattiva in modo che pervenga, e quindi indichi, il linfonodo "sentinella", il primo cioè che il tumore può raggiungere: se lì non c'è traccia di cellule cancerogene, anche tutti gli altri linfonodi sono sani e possono essere risparmiati. Gli interventi sono diventati così poco invasivi che oggi vengono eseguiti persino in regime ambulatoriale."la paziente si ricovera al mattino, viene operata nel pomeriggio e torna a casa il giorno dopo>> dice Marco Greco, responsabile di Chirurgia della mammella all'Istituto dei tumori di Milano. "L'one day surgery riduce le liste d'attesa, non comporta complicazioni e il rientro a casa contribuisce ad affrontare meglio la convalescenza. L'intervento è però indicato solo per tumori in fase iniziale e deve essere effettuato da équipe ben affiatate>. ESTRATTO VEGETALE Ma se il bisturi non è sufficiente, per estirpare il tumore è necessario il ricorso ai "farmaci adiuvanti". "il più promettente è il taxolo, un estratto dell'albero di tasso" dice Luca Gianni, responsabile di Clinica medica all'Istituto dei tumori di Milano. "È sufficiente associarlo ai tradizionali chemioterapici per ridurre quasi di un quarto le recidive tumorali". Risultati ancora migliori, e con meno effetti collaterali, il taxolo sembra ottenerli se associato a herceptin. "questo secondo farmaco, che arriverà presto in Europa dagli Stati Uniti, è ben tollerabile perchè non distrugge le cellule modo indiscriminato come i chemioterapici" spiega Gianni. "È un anticorpo monoclonale che elimina solo le cellule tumorali neutralizzando la proteina che le fa proliferare". Mirato ai tumori sensibili agli
ormoni è invece I'exemestane, sperimentato da Emilio Bajetta, responsabile dell'Unità operativa di Oncologia all'Istituto dei tumori di Milano. Come il tamoxifene, blocca la produzione degli
estrogeni riducendo le recidive del 25 per cento. In più, rispetto al tamoxifene, sembra non provocare l'aumento di rischio di tumore all'endometrio. Sempre per impedire la
recidiva, infine, anche la radioterapia si rinnova, diventando più tollerabile. Se le cellule cancerogene sono predisposte a legarsi a particolari sostanze, come per esempio la
somatostatina, si possono effettuare irraggiamenti selettivi, in grado cioè di attaccare solo il tessuto tumorale. "prima si verifica la presenza dei
recettori cellulari sensibili alla somatostatina mediante una scintigrafia>> spiega Paganelli. "