Oncologi e volontari si confrontano sul cancro e sulla riabilitazione Milano - Oggi di tumore si guarisce di più. Per questo la riabilitazione in questi malati assume oggi sempre più imortanza, tanto da essere diventata una priorità nella cura del cancro. Su questo tema si è dibattuto ieri a Milano al convegno "La riabilitazione in oncologia: chi deve occuparsene?" organizzato dall'Istituto Tumori (Int) di Milano con il sostegno del Ministero della Salute e della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO). "Non basta prevenire il tumore, scoprirlo, curarlo e anche operarsi - spiega Loredana Maspes, commissario straordinario dell'Int -: è necessario avere un approccio integrato e molto serio sul periodo di riabilitazione. La riabilitazione oncologica oggi è molto strutturata e differenziata a seconda della patologia, va calibrata e ben personalizzata paziente per paziente. E va decisa tenendo conto delle ultime impostazioni medico-scientifiche del settore". "Negli ultimi anni - continua Franco De Conno, dell'Int - l'incidenza dei tumori è aumentata, anche a causa dei maggiori comportamenti a rischio. Ma contemporaneamente è aumentata l'aspettativa di vita e la sopravvivenza media dei pazienti. Questo ha portato ad una maggiore richiesta di benessere del pazente, e ha quindi aumentato la domanda di riabilitazione". Il cancro, ricordano i medici, diventa sempre di più una patologia trasversale, che coinvolge quasi tutte le specialità cliniche. Se da una parte l'introduzione di tecniche chirurgiche meno drastiche, il sempre più frequente ricorso alla chemioterapia, alla radioterapia e ai farmaci più recenti hanno ridotto la gravità di alcune complicanze (come il dolore, le limitaizoni del movimento e le infezioni), dall'altro hanno favorito la comparsa di complicanze nuove e non meno importanti, come problemi di deambulazione e di respirazione.

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