esmo opengraphI progressi nella ricerca sulla lungo-sopravvivenza dei malati oncologici non vanno di pari passo con i progressi della ricerca sulle cure, gli screening e la diagnosi precoce del cancro.

Questo uno dei messaggi lanciati da uno studio presentato al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), che prende in esame la condizione delle persone che sopravvivono al cancro per tempi sempre più lunghi grazie ai progressi nei trattamenti e nella diagnosi precoce. Per queste persone, infatti, il ritorno alla vita normale è spesso ostacolato dal persistere di effetti a lungo termine della malattia o dei trattamenti intrapresi, come testimonia l'alta percentuale di ex-pazienti che rivelano di continuare a soffrire di sintomi gravosi per diversi anni e rivela una diffusa insoddisfazione per l'assistenza ricevuta.

Uno dei sintomi più comuni sperimentati da pazienti e sopravvissuti è la cosiddetta 'fatigue', un senso persistente di spossatezza che non è alleviato dal sonno o dal riposo e che interferisce significativamente con la quotidianità della persona. Lo studio presentato all'ESMO ha evidenziato che, a quattro anni dalla diagnosi, quasi il 40% dei cancer survivors intervistati ha continuato a soffrire di fatigue con peso moderato o grave. Oltre alla fatigue, più del 40% dei pazienti ha riferito di essere almeno moderatamente oppresso dalla perdita di capacità fisica e più di un terzo ha sofferto di problemi di sonno, problemi sessuali, dolori articolari e ansia.

Numeri di questo tipo sottolineano la necessità di sperimentare nuovi approcci ai bisogni delle persone lungo-sopravviventi o guarite dal cancro, che non si concentrino più soltanto sugli effetti collaterali immediati del trattamento e sull'individuazione di metastasi o recidive, ma anche su uno screening più sistematico per i sintomi aggiuntivi che possono gravare sui pazienti. "Il primo passo" ha dichiarato la prof.ssa Dorothy Keefe, CEO dell'agenzia nazionale australiana per il cancro commentando lo studio presentato a ESMO, "dovrebbe essere quello di assicurarsi che i pazienti stessi siano meglio informati su questi potenziali problemi all'inizio, in modo che sappiano che condizioni come la fatigue non solo sono previste, ma spesso gestibili e che non dovrebbero aspettare che i sintomi scompaiano da soli".

 

Questa news è stata liberamente tradotta dal sito dell'ESMO

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