matteo storia

Chi sei? Parlaci un po’ di te

Sono Alice Spiga, ho quasi 42 anni e vivo a Bologna. Dopo anni di tentativi che non andavano da nessuna parte, in marzo 2023 sono riuscita a pubblicare il mio primo libro con una casa editrice, realizzando il mio sogno più grande. Per me, scrivere è vitale come il respiro e il cuore che batte, quindi sono molto fiera di potermi definire una scrittrice.

Oltre a questo, mi occupo di comunicazione, pubblicità e organizzazione di eventi per un’associazione non profit: è un lavoro che amo moltissimo, sia per i risvolti sociali, sia perché mi permette di esprimere tutta la mia creatività.  

Arriviamo alla comunicazione della diagnosi, come ti sei sentito in quel momento?

Sola e terrorizzata. Era il 2020, quindi in piena emergenza COVID. Ero giovane (38 anni), non avevo familiarità pregressa, il mio medico aveva detto: «Sarà solo una ciste», quindi ero andata da sola a fare l’ecografia al seno. A posteriori, oggi farei tutto diversamente: mi farei accompagnare e andrei in un centro senologico, non in un centro ecografico: l’ecografista non era affatto preparata e mi ha dato la notizia in modo brutale, facendomi anche sentire in colpa perché non ero mai andata a fare un’eco al seno. Al centro senologico, che mi ha poi preso in carico, i medici avevano una sensibilità fuori dal comune: mi hanno fatta sentire in famiglia. Sono stati umanamente straordinari.

Chi ti è stato accanto?
Sono stata fortunata, perché convivo con un uomo straordinario che mi è stato accanto per tutta la malattia e che ancora mi sopporta e mi supporta. Eravamo in piena emergenza COVID, quindi la famiglia e gli amici mi sono stati vicini, ma dalla distanza. Ho sentito tantissimo la mancanza dei loro abbracci. Ora non perdo occasione per abbracciare le persone che amo.

Credi che il percorso che hai affrontato ti abbia reso una persona diversa?
Il cancro ha accelerato un processo di cambiamento che era già in atto: un percorso di consapevolezza di me stessa e di quello che volevo davvero dalla mia vita. Mi sono trovata di fronte alla morte, tutte le mie priorità sono diventate evidenti e tutte le paure e le ansie che prima mi limitavano sono svanite nel nulla. Ho imparato a mettere i miei bisogni prima di quelli degli altri, a guardare in faccia e ad affrontare con fierezza le cose che mi spaventano e, soprattutto, a prendermi cura del mio corpo e della mia mente. Il cancro mi ha lasciato tante cicatrici, ma anche tanti insegnamenti e ho scelto di portare tutto insieme a me, da qui a finché avrò vita.

Com'è avvenuto il tuo incontro con Aimac?
Cercavo online storie di persone che avevano vissuto il cancro, sono arrivata alla vostra pagina con le testimonianze e ho pensato di inviarvi la mia.

Chi sei oggi?
Oggi sono una donna consapevole di quello che vuole e sono una scrittrice: è quello che voglio essere ed è quello che sarò.

Perché hai deciso di condividere la tua storia?
L’ho condivisa qui e l’ho condivisa anche nel mio primo libro, che infatti si chiama “C’è voluto un cancro”. L’ho fatto perché avevo bisogno di scrivere la mia storia e lasciarla lì, a infestare la carta invece della mia vita. Poi mi sono resa conto che poteva essere utile anche agli altri, a chi stava o aveva vissuto la malattia, ma anche a chi l’ha vissuta in modo indiretto, assistendo un “malato di”; così oggi colgo ogni occasione per condividere la mia esperienza. 

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