di Mariapaola Salmi
Sarà la terapia immunitaria a vincere la battaglia contro il cancro? Forse. Cosi come le vaccinazioni hanno sconfitto epidemie mortali, tanto da cambiare la storia della medicina, la stimolazione delle difese naturali potrebbe trasformarsi in una vaccinazione specifica anticancro. Per questo Antigenics LLC, biofarmaceutica americana all’avanguardia nel trattamento dei tumori e delle malattie infettive autoimmuni, ha iniziato una collaborazione strategica con SigmaTau, uno dei maggiori gruppi farmaceutici italiani impegnato da sempre nel settore della ricerca immunologica e oncologica. Entusiasta del1’accordo Claudio Cavazza, presidente e amministratore delegato di SigmaTau, che ha commentato: "Siamo soddisfatti di aver esteso il nostro programma oncologico anche agli agenti immunoterapeutici, in questo modo abbiamo la possibilità di entrare dalla porta principale nel1’elite mondiale della ricerca oncologica con positive ricadute anche in campo economico". L’accordo tra Sigma-Tau e Antigenics LLC e stato concluso in agosto e tra fine dicembre e 1’anno nuovo sarà avviata la sperimentazione di Fase 1 e Fase 2. I Centri coinvolti sono 1’Istituto nazionale tumori di Milano coordinatore dell’intera ricerca, 1’Istituto tumori di Genova, il Centro oncologico di Aviano e 1’Istituto europeo di oncologia nei quali si studieranno gli effetti del1’immunoterapia su alcuni casi di melanoma. All’ospedale San Gerardo Nuovo di Monza si punterà sul carcinoma del colon retto. "La sperimentazione, spiega il dottor Paolo Carminati, si basa sull’impiego delle "heat shock protein" o proteine da stress che 1’organismo produce in gran quantità nelle situazioni di forte stress".

Cavallo di battaglia dell’Antigenics LLC e un agente immunoterapico proprio dell’organismo (autologo), chiamato HSPPC-96 (heat shock protein peptide complex-96) che ha la capacita di aumentare la risposta difensiva del corpo contro il tumore. Studi clinici sono in atto gia da tempo negli Stati Uniti, al Memorial Sloan-Kettering e al M.D. Anderson, sul carcinoma renale e pancreatico; e in Germania, alla Johannes Gutemberg University, per il melanoma. "La sperimentazione, sottolinea il dottor Carminati, coinprendera 40 pazienti con melanoma metastatico e 30 con carcinoma metastatico del colon retto. Si tratta di malati che non hanno, ovviamente, alternative terapeutiche e nei quali la sola riduzione anche minima del volume delle metastasi rappresenterebbe un grande successo. Le Fasi 1 e 2 consentiranno di valutare non tanto la tollerabilità del vaccino, quanto la risposta immunologica (difensiva) del paziente rispetto al proprio tumore". Le modalità di preparazione del vaccino sono relativamente semplici. Si prelevano alcune cellule tumorali del paziente. Da quelle cellule si estraggono le heat shock protein che naturalmente contengono gli antigeni (una sorta di codice di riconoscimento) tumorali di quel preciso paziente. A questo punto il preparato e pronto e può essere reinoculato nel malato. Si innesca dopo un certo periodo una risposta difensiva da parte dell’organismo che riconosce quegli antigeni tumorali come "estranei" a se stesso. Il vaccino e iniettabile per via subcutanea o intradermale (la decisione non e ancora stata presa). Le dosi iniziali saranno di una vaccinazione a settimana per quattro settimane. Ogni paziente naturalmente avrà il suo vaccino personalissimo.

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