di Luisa Romagnoni
Dall’immunoterapia arrivano importanti miglioramenti per il trattamento del melanoma. Il più pericoloso tumore della pelle, in netta crescita in tutti i Paesi industrializzati: oltre 6mila i nuovi casi ogni anno in Italia, circa 3mila i decessi. Adesso, una nuova molecola, la timosina alfa 1, in uno studio clinico, prevalentemente italiano, si è dimostrata efficace nella terapia di questo tumore in fase metastatica. Stadio ultimo, verso il quale la malattia può progredire. «La timosina alfa 1 è un farmaco che ha la capacità di potenziare il sistema immunitario, facendolo diventare più aggressivo nei confronti del tumore», spiega il dottor Michele Maio, direttore dell’unità operativa di immunoterapia oncologica al policlinico Le Scotte di Siena, una struttura unica a livello nazionale in quanto dedicata alla terapia immunologica del cancro.

La sperimentazione europea (di fase II, con 64 centri coinvolti, oltre 500 i pazienti, 150 italiani), svolta in collaborazione con il Centro Ricerche Sigma-Tau ha dato risultati importanti pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of clinical oncology: dai dati appare che, rispetto alla terapia standard, l’associazione della timosina alfa 1 con un farmaco chemioterapico utilizzato da oltre 20 anni nel melanoma (dacarbazina), riduce in alcuni casi la dimensione delle metastasi, diminuisce il numero dei pazienti in cui si osserva la progressione della malattia e abbassa del 25 per cento la probabilità di morte, nell’arco dei due anni. «Sono dati promettenti», commenta il dottor Maio, primo firmatario della ricerca. «Dobbiamo però confermarli in uno studio ulteriore di fase III che stiamo disegnando e che ci auguriamo possa essere interamente sviluppato in Italia».

L’immunoterapia diventa sempre più importante. «Sono convinto che nei prossimi anni, da questo approccio terapeutico, arriveranno i maggiori risultati. A Siena - aggiunge - stiamo percorrendo questa via per il melanoma, ma anche per altri tipi di tumore, come quello al polmone, alla prostata o il mesotelioma». Prima il melanoma viene riconosciuto, maggiori sono le possibilità di curarlo. «Si è visto che in adolescenti che hanno avuto ripetute ustioni da esposizione ai raggi solari, il rischio di sviluppare un melanoma in età adulta aumenta di ben 4 volte», sottolinea Michele Maio. «Ci si può esporre al sole, ma bisogna farlo con attenzione, utilizzando una serie di misure preventive, adeguate al fototipo cutaneo e controllando i nei che si modificano».

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