Al via in Italia i primi test sull'uomo. Si parte dal fegato. di Daniele Diena
ROMA - una nuova, potente arma contro i tumori. Un laboratorio-fabbrica produrrà una sorta di "cellule sentinella", addestrate ed armate con farmaci per combattere i tumori. Queste cellule, presenti nel sangue e chiamate dendritiche, verranno inoculate nei malati sotto forma di una nuova generazione di vaccini, "made in Italy" che saranno abbinati alla chemioterapia. L'idea è dell'Istituto Superiore di Sanità, che, entro l'anno, aprirà il primo centro pubblico di Immunoterapia Clinica Sperimentale,per consentire l'applicazione di alcuni vaccini recentemente brevettati. Il melanoma e il cancro del fegato prodotto dall'epatite B saranno i due principali target di applicazione dei test clinici all'Istituto Regina Elena. Per verificare l'efficacia dell'interferone nel potenziare l'attuale vaccino preventivo contro l'epatite B, l'Istituto coordina la sperimentazione di studi condotti su 386 soggetti e che coinvolgono Italia, Spagna e Inghilterra. Dodici pazienti con melanoma invece sperimenteranno tra pochi giorni la nuova strategia che abbina dieci dosi di vaccino con cicli di chemio. "Il melanoma è in aumento - spiega Francesco Cognetti, direttore scientifico del Regina Elena - quando lo spessore del cancro supera i 4 mm, il rischio di recidive è di oltre il 30%".
"Le cellule dendritiche - ha spiegato Filippo Belardelli, direttore dell'Immunoterapia sperimentale del Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze dell'Iss che coordinerà il Centro - fanno parte del sistema immunitario e sono sentinelle, vigili contro l'eventuale ingresso di agenti estranei dell'organismo. Quando fiutano la presenza del nemico ne costruiscono l'identikit e ordinano ai linfociti di attaccarlo". Prelevate dal sangue del malato ed addestrate a riconoscere le cellule tumorali mettendole a contatto con il loro antigene, verranno rinforzate in laboratorio con interferone per potenziarne l'azione, divenendo così vaccini antitumorali. I primi a sperimentarli saranno quei malati di tumore il cui sistema immunitario si è dimostrato capace di attivare una minima risposta spontanea (colon-retto, prostata, melanoma, carcinoma renale, fegato). "Le speranze sono alte, visti i test promettenti sugli animali", spiega Belardelli.
Fiducioso nella nuova strategia terapeutica anche il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci: "Chemioterapia e immunoterapia: è una vera sinergia nella lotta contro i tumori". I vaccini antitumorali non sono una novità assoluta, alcuni sono già in uso, ma con effetti limitati: "La novità che fa ben sperare - ha spiegato Belardelli, è che ora sappiamo che il vaccino per essere efficace deve portare l'antigene a contatto con le cellule dendritiche che fungono come direttore d'orchestra nella regolazione della risposta immunitaria".

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