gelsomina storiaSono anzi ero una donna come tante, 41 anni portati niente male. Una vita normale, un marito, una figlia, una casa, un lavoro che mi faceva sentire realizzata e tantissimi amici. Ero una donna felice.

Lui è un maledetto carcinoma infiltrante duttale al seno. Lo scopro in una tiepida mattina di giugno durante un'ecografia. Poco tempo prima durante un viaggio di lavoro, sotto la doccia, sento qualcosa che non va.

Ricordo ogni singolo istante di quella mattina, dalla disposizione dei mobili nello studio medico alle parole di quell'uomo che senza un minimo di sensibilità mi parla di tumore aggressivo già esteso ai linfonodi.

Quel giorno sono tornata a lavoro ed ho fatto il mio dovere come se nulla fosse, era un venerdì e la sera abbiamo raggiungo Alessia al mare. Ricordo che al karaoke io e te abbiamo cantato "Ridere" ed è stato in quel preciso istante che ho deciso che non avrei mai smesso di ridere, nonostante tutto.

Da quel giorno sono passati più di due anni e io ho cicatrici profonde sul corpo e nell'anima che non si rimargineranno mai ma sono qui e posso ancora ridere.
E così mi tornano alla mente i 6 mesi di chemioterapia, l'intervento di mastectomia totale, un nuovo intervento per rimuovere la protesi che li proprio non voleva stare, 15 cicli di radioterapia, ancora immunoterapia ogni 21 giorno per altri 6 mesi.
Non ero pronta ma non mi è stato chiesto, non si può essere pronti per una cosa del genere. Ma si va, si affronta perché non c'è una seconda possibilità, non c'è una strada da scegliere, si può fare solo quello che qualcuno ha deciso per te.
Si lotta e si spera.

Del primo giorno di chemio, quella rossa, quella micidiale ricordo tutto...ricordo l'attesa, gli occhi delle persone in quella sala, la paura, lo sgomento, l'angoscia.Vivi tante prime volte, dal momento in cui entri in quel dannato reparto i tuoi occhi vedono, il tuo corpo sente, il tuo cuore trema. Resti seduta per ore in attesa che qualcuno chiami il tuo numero, incrociando sguardi di chi già "è dentro questa cosa" , gli sguardi di chi in fondo vorrebbe proteggerci da tutto quello che verrà. Dove dilaga la nostra mente in quegli attimi? Ci guardiamo intorno seguendo i momenti di chi legge carte, prepara aghi e flebo e poi arriva quel momento, l'ago che penetra nella pelle ed arriva il primo dolore fisico. Qualcuno accanto dorme saturo di terapie, qualche altro sveglio e spaesato aspetta di conoscere una storia come la sua...che strana, magra ma umana consolazione.

Tutto è iniziato così e qualcosa già diversa percettibile...una puzza tremenda, un sapore metallico. Qualcuno distoglie lo sguardo, qualche altro prova a tranquillizzarci mentre le sacche cambiano colore. Dal rosso al giallo, dal giallo all'argento e poi ancora flebo. Mentre tu pensi a chissà cosa cavolo mi stanno buttando in corpo, chissà cosa succederà ora, chissà se questo è il momento irreversibile per i miei capelli, per i miei globuli bianchi. Fino a quando tutto finisce. La prima è andata pensi...me ne mancano molte altre e finora sembra tutto normale. Ma è proprio quando ti alzi dopo 4 ore che prendi atto che NO, nulla è più come prima. Barcolli, lo stomaco gira, le forze ti mancano ed è qui che realizzi di come il tuo corpo sta facendo conoscenza della chemioterapia. Ed è assurdo, quasi un miracolo se in macchina, tornando a casa riesci a riflettere su un concetto che a molte invece sfugge... in fondo la chemioterapia è un alleato non un nemico perché finché c'è chemio c'è speranza. Questo è stato più o meno il mio primo giorno, terribile si, ma l'ho superato. Così come ho superato l'ultimo giorno, con la paura ancora viva dentro perché la paura non mi abbandonerà mai, perché nulla sarà più come prima.

Ma in questi due anni ho imparato tante cose e ho conosciuto persone speciali, perché solo chi vede nei tuoi occhi i sentimenti la paura, la rabbia, la disperazione che sente nel suo cuore può capire. Con Amalia è stato così, io avevo provato solo 2 giorni prima quello che stavo provando lei nel momento in cui le ho stretto la mano, nessuno poteva capirla più di me. E poi Angela, Sandra, Anna Maria, Irene, Tonia, Sabrina, Rossella.
E poi pensi a chi invece non c'è più, a chi ha vissuto il primo ma mai l'ultimo giorno di chemioterapia e allora le lacrime scendono incontrollate. È così...finché c'è chemio c'è vita nonostante tutto.

E questo voglio dire a tutte le donne che si troveranno di fronte ad una montagna da scalare. Ci sentiamo mancare la terra sotto ai piedi, ci sentiamo crollare il mondo addosso ma bisogna lottare con tutte le nostre forze per vincere. Io ce l'ho fatta.
Gelsomina

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