La tecnica scoperta al San Raffaele di Milano."Saranno possibili cure personalizzate"

Un nuovo test per scoprire un cancro alla prostata e, al tempo stesso, per evitare inutili biopsie. Un marcatore più efficace rispetto a quelli sinora disponibili: Psa (Prostate specific antigen: antigene prostatico specifico) e Psa libero.

Al nuovo marcatore è stato dato il nome di 2proPsa (Beckman Coulter p2Psa). Con i suoi valori derivati, p2Psa e phi (Prostate health index: indice di salute prostatica), sembra in grado di garantire una diagnosi ancora più precoce del tumore, di valutare la sua aggressività e di limitare le molte biopsie negative, costose per il servizio sanitario e per la psiche del paziente sotto tensione in attesa del risultato.

II cancro della prostata è la neoplasia maligna non cutanea più frequente nel sesso maschile: si stima che un soggetto su i i nella fascia di età compresa fra i 4o e i 7o anni (circa 14 milioni di italiani) potrebbe esserne colpito. Ogni anno, in Italia, ne vengono diagnosticati 43.000 mentre sono circa 7.500 i pazienti che muoiono a causa sua. I 43.000 nuovi casi sono solo il 35% dei pazienti sottoposti a biopsia (per un sospetto alla visita o all'ecografia della prostata o più frequentemente per un valore alterato del Psa). Il 65% (circa 80.000) di chi subisce l'esame invasivo e le sue possibili complicanze ha invece un risultato negativo.

Partendo da questi numeri, i ricercatori del San Raffaele hanno stimato di poter ridurre di circa il 3o% le biopsie inutili grazie all'analisi del nuovo marcatore e dei valori da esso derivati. E lo hanno dimostrato con uno studio, coordinato dall'urologo Giorgio Guazzoni e presentato all'83 Congresso della Società italiana di urologia (Siu), effettuato su circa 700 pazienti con sospetto tumore alla prostata o diagnosi accertata. Studio che ha confermato i risultati di tre precedenti studi clinici: la misurazione della molecola 2proPsa (frazione del Psa libero) e dei valori percentuali p2Psa e phi è molto più efficace e precisa di quanto oggi in uso.

«Inoltre — dice Guazzoni —, rileva l'aggressività della neoplasia. E questo consente di avviare con maggiore sicurezza i pazienti verso un trattamento curativo piuttosto che verso un programma di sorveglianza attiva». Allo studio hanno preso parte il Dipartimento di Urologia e il Laboraf Diagnostica e Ricerca del San Raffaele di Milano. Il test, che si esegue con un prelievo di sangue, è disponibile presso il Laboraf di via 01gettina 6o a Milano con la sigla «phiproPsa». Conclude Guazzoni: «La possibilità di identificare con maggiore precisione le forme neoplastiche che diventeranno clinicamente significative, consentirà la "personalizzazione" delle cure e, al tempo stesso, di evitare "sovradiagnosi" di tumori clinicamente non significativi, spesso candidati a "sovratrattamenti"».

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