Con l'aumento della spesa per le cure oncologiche, e con l'impennata di farmaci sempre più all'avanguardia ma sempre più costosi, la situazione economica per la lotta al cancro rischia di esplodere. L'allarme lo lancia uno studio europeo elaborato dalla Scuola economica di Stoccolma e dal Karolinska Institutet, e presentato al Congresso europeo di oncologia medica tenutosi proprio nella capitale svedese. "Negli ultimi anni - dicono i ricercatori - abbiamo visto approvare diversi nuovi farmaci oncologici. Ma questi hanno un costo significativo: la spesa sui farmaci contro il cancro è aumentata di 5-6 volte negli ultimi anni, in alcuni Paesi anche di più. E tutto questo accanto al fatto che sono aumentati di 2-3 volte anche i costi per le cure ai pazienti con tumore nei Paesi europei, nello stesso periodo".

Gli studiosi invitano allora a sfruttare il tempo a disposizione per "mettere a punto sistemi appropriati di monitoraggio sulla popolazione, in modo da tenere sotto controllo gli effetti di questi nuovi trattamenti", e sviluppare di conseguenza delle nuove politiche di prezzo per questi farmaci. "Intanto, dobbiamo anche concentrarci sulle ineguaglianze di accesso e di trattamento all'interno della stessa Europa - aggiungono - perché molte nazioni dell'Europa centrale e orientale hanno un accesso molto più basso alle cure più recenti contro il cancro, farmaci inclusi. Queste ineguaglianze hanno bisogno di un'azione politica centralizzata a livello europeo".

"Bisogna fare di tutto - commenta Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) a margine del Congresso di Stoccolma - per attuare quelle misure di prevenzione che oggi sono previste dal Piano oncologico nazionale e dai programmi di screening, ma che non sempre vengono attuate. Noi vogliamo puntare su tre cardini: l'appropriatezza delle cure, il disincentivare certi comportamenti ad esempio attraverso l'aumento del prezzo delle sigarette, e infine la prevenzione. Senza quest'ultima - conclude - non ci sarà il contenimento del numero dei casi di tumore, e non ci sarà alcun contenimento della spesa. Dobbiamo far sì che il Piano oncologico nazionale non rimanga nel cassetto: ad esempio lo hanno approvato Piemonte e Lombardia, che ora hanno la loro rete oncologica, ma in Lazio non si è ancora mosso nulla. Queste reti non aumentano la spesa, ma anzi la riducono perché contribuiscono al contenimento dei costi".

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