Cosa sono?

I principali fattori di rischio

La diagnosi

Come si cura

Il dopo


 

Cosa sono?

Convenzionalmente, i tumori si distinguono in benigni e maligni in funzione della rapidità con cui le cellule tumorali crescono e invadono gli altri organi. Tuttavia, questa classificazione poco si addice ai tumori cerebrali, perché anche quelli benigni possono compromettere alcune funzioni, anche vitali.

I tumori cerebrali sono malattie caratterizzate dalla presenza di cellule tumorali nei tessuti del cervello e del midollo spinale, che possono avere origine in diverse zone del cervello e del midollo spinale (definiti primari); tuttavia, spesso i tumori che sono diagnosticati in sede cerebrale sono in realtà la diffusione a distanza nel cervello di tumori che si sono sviluppati in altri organi. Si parla in questo caso di metastasi cerebrali.

I tumori cerebrali sono classificati in funzione della cellula del sistema nervoso da cui derivano e dalla quale prendono il nome. I tipi principali sono i gliomi, gli adenomi ipofisari, i meningiomi, gli ependimomi, i medulloblastomi, i neurinomi e i linfomi primitivi del sistema nervoso centrale.

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I principali fattori di rischio

La ricerca non è tuttora riuscita a stabilire con certezza la causa dei tumori cerebrali primari, ma ha individuato alcuni possibili fattori di rischio. Tra questi, le radiazioni ionizzanti, che possono portare all’insorgenza della malattia anche dopo vent’anni dall’esposizione. Non è stato, invece, ancora dimostrato che gli impulsi elettrici trasmessi dai telefoni cellulari possano essere dannosi per la salute. Per tale motivo diversi organismi preposti alla tutela della salute pubblica consigliano di ridurre al minimo l’uso dei telefonini nei bambini e nei giovani.

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La diagnosi

I tumori cerebrali non hanno segni e sintomi tipici, perché comportano disturbi comuni a molte altre malattie a carico del sistema nervoso. Si deve precisare che segni e sintomi dipendono dalle dimensioni del tumore e dalla parte di cervello interessata dalla malattia; infatti, quando il tumore coinvolge una particolare zona del cervello che governa una determinata funzione, tale funzione risulta alterata.  

La localizzazione del tumore può influire anche sulla tempestività della diagnosi. Ad esempio, se la zona interessata controlla il movimento degli arti o la parola, i disturbi compaiono presto, consentendo di formulare la diagnosi quando le dimensioni del tumore sono ancora ridotte; se, invece, si tratta di una zona che non regola una particolare attività, il tumore può non dare segno di sé per molto tempo e, quindi, sarà diagnosticato quando avrà ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli
Se il neurologo sospetta la presenza di un tumore cerebrale, può prescrivere alcuni esami strumentali. Questi possono includere:
tomografia computerizzata (TC) cerebrale: è una tecnica radiologica che, partendo da tante inquadrature sequenziali dello stesso organo su piani successivi, produce delle immagini che, opportunamente elaborate da un computer, danno il quadro dettagliato delle strutture interne dell’organo esaminato. Prevede spesso la somministrazione in vena di una piccola quantità di mezzo di contrasto
risonanza magnetica nucleare (RMN): è una tecnica radiologica che utilizza i campi magnetici per elaborare immagini dettagliate delle strutture interne dell’organismo. Spesso si usa un mezzo di contrasto.
Benché la TC e la RMN siano esami fondamentali non solo per la diagnosi, ma anche per programmare l’intervento chirurgico o la radioterapia, la certezza della diagnosi si ha solo con la biopsia, ossia con il prelievo di un piccolo campione di tessuto cerebrale.
Tomografia ad emissione di positroni (PET) Si basa sulla conoscenza che le cellule tumorali consumino più glucosio delle cellule normali; sfruttando questa proprietà consente di documentare la presenza di tumori anche di piccole dimensioni.
Angiografia cerebrale:  tecnica che consente di visualizzare i vasi sanguigni del cervello e di evidenziare se il tumore è localizzato in prossimità di una struttura vascolare
Elettroencefalogramma (EEG
Puntura lombare: si esegue per prelevare un campione di liquido cerebrospinale contenuto nel canale midollare della colonna vertebrale.

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Come si cura

La chirurgia è il trattamento più comune per i tumori cerebrali. Per raggiungere il cervello, il neurochirurgo deve praticare un’apertura nella scatola cranica, con un’operazione detta craniotomia.
L’obiettivo della chirurgia è asportare il maggior volume tumorale possibile allo scopo di stabilire la diagnosi esatta attraverso lo studio al microscopio del tessuto rimosso, alleviare i sintomi, migliorare la qualità della vita e, in alcuni casi, aprire una via d’accesso ad altri trattamenti (ad esempio, l’inserimento nella cavità risultante dopo l’asportazione del tumore di sostanze radioattive e/o farmaci chemioterapici). Nelle prime dodici ore dopo l’intervento il paziente viene tenuto sotto rigorosa sorveglianza e monitorato, in taluni casi, in un’unità di terapia intensiva.

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali, cercando al tempo stesso di danneggiare il meno possibile le cellule normali. Spesso rappresenta una delle poche alternative terapeutiche per i tumori inoperabili.

Per i tumori cerebrali la chemioterapia si somministra più frequentemente per bocca In genere, si attua dopo l’intervento chirurgico (chemioterapia adiuvante), talvolta anche in associazione con la radioterapia, allo scopo di distruggere eventuali cellule tumorali residue e quindi minimizzare il rischio di recidiva.

Le terapie concomitanti

Cortisonici
Spesso nei tumori cerebrali si rende necessario somministrare farmaci a base di cortisone, per periodi più o meno brevi, allo scopo di ridurre l’edema, ossia la quantità di liquido che circonda il tumore e che comprime i fasci nervosi.

Anticoagulanti
Nei tumori cerebrali si rende a volte necessario attuare un trattamento che prevenga le trombosi a livello delle vene degli arti inferiori. Il rischio è più elevato nei pazienti con importante difficoltà di movimento di uno o entrambi gli arti inferiori nel periodo prossimo all’intervento chirurgico e durante la chemioterapia.

Anticonvulsivanti
Questi farmaci potrebbero essere necessari in presenza di crisi epilettiche all’esordio o nel corso della malattia

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Il dopo

Concluso il trattamento, il neurologo vi sottoporrà a controlli periodici che comprenderanno visite mediche e alcuni esami strumentali (TC/RMN). È questo ciò che i medici definiscono convenzionalmente follow-up. All’inizio i controlli avranno una frequenza più ravvicinata (tre-sei mesi), per poi diradarsi nel tempo (una volta all’anno). Inoltre, se accusate effetti collaterali dopo la radioterapia o la chemioterapia, nei primi mesi sarebbe consigliabile presentarsi periodicamente dal medico di famiglia.

Le visite di controllo rappresentano il momento giusto per condividere le ansie o paure con il neurologo e per porgli qualunque domanda. Tuttavia, se nei periodi di intervallo tra un controllo e l’altro aveste dei problemi o avvertiste nuovi sintomi, dovrete contattare il neurologo al più presto possibile. Molti pazienti riferiscono di sentirsi molto agitati, almeno all’inizio, nei periodi che precedono i controlli. Non spaventatevi: ciò è assolutamente naturale. In tale situazione potrebbe essere utile avere aiuto dai familiari, dagli amici oppure da una delle organizzazioni che si occupano di malati di cancro in generale e di tumori cerebrali in particolare.

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Questa scheda sintetica è stata estratta da:

- Libretto della Collana del Girasole di Aimac “I tumori cerebrali”, ultima edizione aprile 2012

- Profilo DST “Tumori cerebrali dell'adulto”, tradotto dal PDQ del National Cancer Institute, ultima revisione febbraio 2013
Aimac è grata ad AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Giovani e in particolare al Dott. Matteo Lambertini (Struttura Complessa di Oncologia Medica A, IRCCS AOU San Martino-IST, Genova) per la revisione critica del testo.

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