Che cos’è

Le fasi della malattia

Come si cura

 

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Che cos’è

La leucemia mieloide cronica è una malattia caratterizzata dalla presenza di cellule umorali nel sangue e nel midollo osseo. Di solito colpisce persone di mezz’età o più anziane e molto raramente può essere diagnosticata anche nei bambini. In condizioni normali, il midollo osseo produce delle cellule immature dette cellule staminali, da cui hanno origine diversi tipi di cellule ematiche, ognuna delle quali adempie ad una funzione ben precisa nell’organismo:

- i globuli bianchi (o leucociti): aiutano l’organismo a combattere le infezioni;

- i globuli rossi (o eritrociti): trasportano l’ossigeno e altre sostanze a tutti i tessuti;

- le piastrine: impediscono la perdita di sangue in seguito a una lesione, favorendo la riparazione dei tessuti danneggiati.

La leucemia mieloide cronica è caratterizzata dalla presenza del cromosoma “Philadelphia”, che deriva dall’unione di due porzioni di DNA che in condizioni normali si trovano su due cromosomi diversi. Il cromosoma Philadelphia è responsabile della produzione di una proteina che favorisce meccanismi di crescita incontrollata e di resistenza a quei processi di controllo che, nei soggetti sani, garantiscono un numero costante di cellule circolanti. La conseguenza diretta di quest’alterazione è un aumento del numero dei globuli bianchi, delle piastrine e dei globuli rossi nel sangue e nel midollo osseo. Paradossalmente, l’aumento dei globuli bianchi, le cellule preposta a difendere l’organismo dalle infezioni, si associa a un aumentato rischio di infezioni, in quanto si tratta di cellule non perfettamente mature e quindi poco funzionanti. In modo simile, l’aumento delle piastrine si associa a episodi emorragici anche di notevole entità.

La malattia viene di solito scoperta per caso, nel corso di controlli di routine, in quanto è generalmente asintomatica. I sintomi generali, qualora presenti, includono: stanchezza persistente, febbricola, infezioni ricorrenti, emorragie spontanee e perdita di peso. Inoltre la milza, organo localizzato nella parte superiore dell’addome, è molto aumentata e può produrre sintomi quali inappetenza e senso di sazietà precoce.

In presenza di questi sintomi il medico prescriverà le analisi del sangue, con particolare riferimento all’emocromo completo. Se le analisi evidenziano alterazioni che possano indirizzare il sospetto verso questa forma di malattia, prescriverà ulteriori accertamenti, tra cui anche l’analisi microscopica di sangue midollare, ma soprattutto la ricerca dei marcatori molecolari caratteristici. L’analisi del midollo osseo si esegue inserendo un ago in un osso (di norma del bacino), che permette di prelevare un campione di sangue che verrà poi analizzato al microscopio e nei laboratori di genetica.

Le probabilità di guarigione (prognosi) dipendono dallo stadio della malattia (se è circoscritta o se si è diffusa ad altri organi), nonché dall’età e dalle condizioni generali di salute.

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Le fasi della malattia

Per quanto riguarda la leucemia mieloide cronica, la malattia si classifica in base alle fasi attraverso le quali progredisce. Conoscere la fase della malattia è importante per la scelta del trattamento più indicato. Le fasi di malattia sono: 

fase cronica: è caratterizzata dalla presenza di uno scarso numero di blasti nel sangue e nel midollo osseo; potrebbe non essere presente alcun sintomo; in assenza di trattamento tende a evolvere verso forme più aggressive;

fase accelerata: caratterizzata da un aumento dei blasti nel sangue e nel midollo osseo e da una diminuzione del numero delle cellule normali;

fase blastica: i blasti rappresentano più del 30% delle cellule che si contano nel sangue e nel midollo osseo. Per tale motivo questa fase è detta anche ‘crisi blastica’. Talvolta i blasti possono formare masse tumorali al di fuori del midollo osseo, per esempio nelle ossa  nei linfonodi, nel fegato o nella milza.

Fortunatamente la malattia viene scoperta quasi sempre in fase cronica anche grazie alla  crescente attenzione della popolazione generale nei confronti delle campagne di screening.

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Come si cura

Le principali opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il trattamento della leucemia mieloide cronica sono:

  • terapia mirata con inibitori tirosino-chinasi;
  • chemioterapia seguita da trapianto di midollo osseo;

La terapia mirata con inibitori delle tirosino-chinasi consiste nella somministrazione di sostanze che appartengono a una nuova classe di farmaci antitumorali in grado di agire contro i tumori in modo molto selettivo. Queste molecole ‘intelligenti’ sono in grado di riconoscere alcune proteine che si trovano sulla parete delle cellula tumorale, ovvero di bloccare i meccanismi con i quali la cellula tumorale si riproduce. Nella leucemia mieloide cronica, in particolare, la presenza di un marcatore molecolare specifico nelle cellule tumorali (il cromosoma Philadelphia) ha permesso d sviluppare molecole in grado di colpire e distruggere solo le cellule portatrici di quest’alterazione, favorendo una normale ripresa della funzionalità del midollo osseo.

Malattia minima residua (MRD): Nuove tecnologie mirate alla valutazione della presenza di malattia in quantità non comunemente valutabile hanno permesso di seguire la risposta al trattamento indicando precocemente pazienti che mostrano una risposta non ottimale ed indirizzando alla sospensione della terapia nel caso di risposta ottimale prolungata dopo numerosi anni di trattamento.

I farmaci di questa classe attualmente disponibili per il trattamento della leucemia mieloide cronica sono: imatinib (Glivec®), dasatinib (Sprycel®), nilotinib (Tasigna®), bosutinib (Bosulif®) e Ponatinib (Iclusig®).

Imatinib, primo di questa classe di farmaci ad essere messo in commercio, si è dimostrato in grado di cambiare drasticamente la prognosi tanto da meritarsi l’appellativo di apripista nell’era della terapia mirata. Negli anni, lo scenario terapeutico si poi è arricchito con l’avvento delle altre molecole, che si sono dimostrate in grado di assicurare risposte più rapide, più profonde e più durature, anche nei pazienti che non rispondevano o mal tolleravano la terapia con imatinib.

Sebbene attualmente gli inibitori delle tirosino-chinasi costituiscano una terapia cronica, ossia debbano essere assunti tutti i giorni per tutta la vita, negli ultimi anni sono stati intrapresi studi miranti a valutare la sospensione della terapia in pazienti che hanno evidenziato risposte profonde e durature mediante valutazione guidata della MRD.

La terapia mirata rappresenta il trattamento standard nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica, ma da sola si è purtroppo mostrata insufficiente nei soggetti con malattia in fase accelerata o blastica. In questi casi è possibile ricorrere alla chemioterapia, eventualmente seguita da trapianto di midollo osseo.

La chemioterapia è la modalità terapeutica che distrugge le cellule tumorali attraverso la somministrazione di farmaci, che possono essere assunti per bocca in forma di compresse, oppure iniettati per via endovenosa o intramuscolare. La chemioterapia si definisce trattamento sistemico, perché il farmaco entra nella circolazione sanguigna, si diffonde nell’organismo e in questo modo può raggiungere e distruggere le cellule tumorali che si sono diffuse a distanza. Nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica, i chemioterapici servono a distruggere indifferentemente le cellule del sangue (malate e non) e sono somministrati in dosi tali da non permettere al midollo di riprendersi da solo, se non con ‘l’aiuto’ di cellule provenienti da un altro individuo.

Il trapianto di midollo osseo ha lo scopo di sostituire il midollo osseo malato con midollo osseo sano. La procedura ha inizio con la somministrazione di dosi molto elevate di chemioterapici allo scopo di eliminare le cellule tumorali ma anche le cellule sane determinando uno ‘svuotamento’ delle nicchie del midollo osseo che normalmente ospitano i progenitori delle cellule del sangue. Successivamente il midollo osseo sano, precedentemente prelevato da un donatore compatibile, viene trasferito al ricevente attraverso un ago introdotto in vena, e in tal modo va a sostituire il midollo distrutto dalla chemioterapia. Il donatore può essere un gemello, un fratello/sorella, un figlio/a, un genitore o una persona non consanguinea. Il trapianto eseguito con midollo osseo prelevato da un donatore si definisce allogenico.

Altre terapie

Nei pochi pazienti in fase cronica non eleggibili a trattamento con terapia mirata è possibile utilizzare l’interferone, un farmaco immunomodulante in grado di favorire la risposta del sistema immunitario nei confronti delle cellule leucemiche.

Prognosi e prospettive future

A circa vent’anni dalla sintesi di imatinib, lo scenario terapeutico della leucemia mieloide cronica si è progressivamente evoluto al punto che oggi la è diventata una malattia curabile e con aspettativa di vita sovrapponibile a quella della popolazione sana. La modesta percentuale (meno del 5%) di pazienti che non rispondono alla terapia mirata rappresenta oggi una vera e proprio sfida per la comunità scientifica. In particolare, lo studio delle cellule staminali dei pazienti che non rispondono in prima battuta ai farmaci intelligenti ha permesso di approfondire sempre più la conoscenza dei meccanismi di trasformazione leucemica e i ricercatori stanno già lavorando allo sviluppo di nuove molecole da affiancare ai farmaci attualmente disponibili come strategia volta all’eradicazione della malattia.

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Aimac è grata al Prof. Agostino TAFURI (direttore UOC Ematologia, Ospedale Sant’Andrea, Roma; professore associato di ematologia, Facoltà di Medicina e Psicologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, “Sapienza” Università di Roma) per la revisione critica del testo.

Ultima revisione: dicembre 2016
Titolo originale: Chronic Myelogenous Leukaemia (PDQ®)

 

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