Iannelli (Aimac): infranto il sogno di una vita normale dopo il cancro. Serve un confronto tra magistrati. oncologi e pazienti. Ritornare alla vita dopo il cancro è anche tutelare la possibilità di avere una famiglia biologica o adottiva e di continuare a lavorare."

Il Tribunale dei minori di Torino ha negato l'adozione a una donna di 42 anni con tumore al seno perché non sono trascorsi cinque anni dalla diagnosi. "La questione dei 5 anni è tutta da rivedere", commenta  Elisabetta Iannelli, avvocato civilista nonché Segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia.

"UN SOGNO INFRANTO due volte. La prima, a 29 anni, quando per combattere il cancro ha perso la fertilità. La seconda ora con la sentenza del Tribunale dei minori di Torino che le ha negato l'adozione perché "non ritiene tale condizione compatibile con l'accoglienza di un bambino". Tutto per una questione di tempo: i giudici – come da prassi - chiedono che passino almeno cinque anni di remissione della malattia. “Il criterio dei cinque anni dalla diagnosi va rivisto al più presto” commenta Elisabetta Iannelli, avvocato civilista nonché Segretario generale della Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e Vicepresidente dell’Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti ed amici (Aimac)."

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“Continuerò la mia battaglia per le donne malate come me”-

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