Concluso il trattamento, l’oncologo vi sottoporrà a controlli periodici che comprenderanno visite mediche, alcuni esami strumentali (ecografia mammaria e mammografia bilaterali) e di laboratorio (analisi del sangue). È questo ciò che i medici definiscono convenzionalmente follow-up. All’inizio i controlli avranno una frequenza più ravvicinata (tre-sei mesi), per poi diradarsi nel tempo (una volta all’anno fino al quinto anno). Inoltre, se siete in trattamento con l’ormonoterapia oppure accusate effetti collaterali dopo la chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia, nei primi mesi sarebbe consigliabile presentarsi periodicamente dal medico di famiglia.

Se nei periodi di intervallo tra un controllo e l’altro aveste dei problemi o avvertiste nuovi sintomi, non esitate a contattare il medico di famiglia o l’oncologo. Gli esami radiologici (radiografia del torace, ecografia dell’addome oppure TC e RMN) potranno essere richiesti, a giudizio del medico, sulla base dei sintomi riferiti o di alterazioni agli esami del sangue meritevoli di un approfondimento.

Terapia ormonale sostitutiva

Dopo un trattamento per carcinoma mammario è di solito sconsigliata la terapia ormonale sostitutiva (TOS o talvolta HRT dalla terminologia inglese) per ritardare la menopausa o alleviarne i sintomi, giacché gli estrogeni contenuti nel farmaco potrebbero favorire la recidiva. Tuttavia, se i sintomi della menopausa sono molto fastidiosi, il ginecologo potrà prescrivere dei farmaci per tenerli sotto controllo. Come regola generale, è importante che questi farmaci non contengano estrogeni o sostanze con struttura simil-estrogenica.

La fertilità dopo il trattamento

È ancora possibile avere figli dopo il trattamento? Secondo alcuni studi, la gravidanza non aumenta le probabilità di recidiva. È sempre bene discutere di questi aspetti con l’oncologo ed esaminare insieme rischi e implicazioni. In ogni caso è bene aspettare un po’ di tempo dopo la conclusione del trattamento prima di programmare la gravidanza. 

Come già accennato, è inoltre importante, per le donne ancora fertili, utilizzare dei metodi contraccettivi in corso di terapia ormonale con antiestrogeni come il tamoxifene. Questo perché, anche in caso di scomparsa del ciclo mestruale, non necessariamente l’ovulazione è assente.

Infertilità

L’infertilità è una conseguenza dell’ablazione delle ovaie, ma talvolta anche la chemioterapia può esserne causa inducendo una menopausa precoce, soprattutto nelle pazienti meno giovani.

Nel caso in cui le terapie antitumorali comportino il rischio di non poter avere più figli, per preservare la funzione riproduttiva è possibile ricorrere alle tecniche di crioconservazione di tessuto ovarico (prelevato mediante biopsia per via laparoscopica) o di ovociti prima dell'inizio delle terapie. In ambedue i casi, il materiale prelevato viene congelato e successivamente scongelato e reimpiantato in utero per iniziare la gravidanza. Tali tecniche, ancorché sperimentali, possono soddisfare il desiderio di avere dei figli dopo un trattamento oncologico. Inoltre, è possibile associare in corso di chemioterapia un analogo dell’LH-RH allo scopo di “mettere a riposo” le ovaie e preservarle dall’azione della chemioterapia.  È molto importante che ne discutiate con l’oncologo prima dell’inizio del trattamento, che potrà anche consigliarvi di consultare uno specialista per conoscere le opzioni più indicate.

Per approfondire:

Maggiorni informazioni sulla fertilità sono disponibili su Madre dopo il cancro

 

Contraccezione

La scelta del metodo contraccettivo è molto personale e deve essere discussa anche con il proprio partner, oltre che con lo specialista.

Il linfedema

Con questo termine si definisce il lieve gonfiore del braccio o della mano omolaterali che può svilupparsi – di solito  gradualmente nel giro di pochi mesi o di diversi anni – dopo la dissezione ascellare o la radioterapia. Il braccio e la mano interessati dal linfedema sono più sensibili alle infezioni.
E' importante sapere che, dal punto di vista clinico,  il gonfiore che in alcuni casi compare subito dopo l’intervento, ma che di norma regredisce entro poche settimane non si definisce ‘linfedema’.

Alcuni consigli per rispettare l’igiene e ridurre il rischio di infezioni:

  • disinfettare sempre anche piccoli tagli ed escoriazioni e mantenerli puliti fino alla completa guarigione; se la ferita è infiammata o calda e dolente, consultare immediatamente il medico di base o l’oncologo;
  • mantenere la cute pulita e asciutta e usare quotidianamente una crema idratante per preservarne l’elasticità;
  • se ci si espone al sole, proteggere adeguatamente la pelle;
  • fare uso di guanti per lavare i piatti, sbrigare le faccende domestiche, eseguire attività di bricolage ed anche per accudire animali domestici o praticare il giardinaggio;
  • cucire facendo uso del ditale;
  • depilarsi le ascelle con il rasoio elettrico per evitare di tagliarsi;
  • per le manicure tagliare le unghie con le tronchesi anziché con le forbici e ammorbidire le pellicine con l’apposita crema senza mai spingerle indietro né tagliarle; idratare la cute con una crema specifica;
  • non farsi mai prelevare il sangue, misurare la pressione o praticare l’agopuntura sull’arto interessato.

Per approfondire

Maggiori informazioni sono disponibili su Il linfedema.

 

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