La fase successiva all’intervento è un momento importante della convalescenza in cui il paziente, pur dovendo stare a letto, verrà spronato dagli infermieri a eseguire regolarmente esercizi con le gambe e di respirazione profonda. La mobilità forzatamente ridotta aumenta il rischio di formazione di emboli e per questo gli sarà consigliato di indossare speciali calze elastiche e gli sarà somministrato un farmaco anticoagulante (eparina).

Dopo l’intervento continuerà la somministrazione di antibiotici per endovena al fine di ridurre il rischio di infezioni.

Al ritorno in reparto, il paziente sarà sottoposto a infusione per endovena (somministrazione goccia a goccia) per reintegrare i liquidi corporei fino a che non sarà in grado di mangiare e bere. A volte si potrà ricorrere a un catetere naso-gastrico che viene rimosso di solito dopo 48 ore.

Poiché gli anestetici rallentano la motilità intestinale, è importante non bere fino a che l’intestino non riprende la normale attività. Dopo un paio di giorni sarà possibile bere piccoli sorsi d’acqua, aumentando gradualmente la quantità fino a passare a una dieta leggera, di solito quattro-cinque giorni dopo l’intervento.

Spesso viene posizionato in vescica, per un paio di giorni, un tubicino o catetere per aspirare l’urina in un sacchetto di raccolta, e talvolta anche un drenaggio per la ferita per garantire che questa cicatrizzi nel modo adeguato.

Dopo l’intervento è possibile accusare dolore o fastidio per qualche giorno. Esistono in commercio moltissimi tipi diversi di analgesici molto efficaci. Se il dolore non si placa, il paziente deve informare al più presto possibile il medico o l’infermiere/a che lo assistono in modo che possano somministrargli degli analgesici più efficaci. Dopo l’amputazione addomino-perineale, stare seduti può essere fastidioso per un certo tempo, ma questo disagio dovrebbe scomparire col tempo a mano a mano che la cicatrice guarisce.

Le dimissioni avvengono dopo circa 10 giorni dall’intervento. Se la ferita non è ancora completamente guarita, le dimissioni sono possibili, ma il paziente dovrà sottoporsi a medicazioni fino alla completa cicatrizzazione. All’atto delle dimissioni sarà fissato l’appuntamento per la visita di controllo. In tale occasione i medici informano il paziente sullo stadio del tumore e sull’eventuale necessità di ulteriori trattamenti. Sarà questo il momento giusto per discutere di eventuali problemi insorti dopo l’intervento, delle terapie cui il paziente dovrà sottoporsi e degli eventuali effetti collaterali.

Una volta a casa, riguardarsi e riposare molto per recuperare le energie fisiche e psicologiche; evitare un’attività fisica stressante o sforzi fisici eccessivi (ad esempio sollevare pesi) per circa tre mesi; seguire una dieta ben bilanciata.

La colostomia e l’ileostomia

Se per un qualunque motivo, dopo aver reciso il tratto di intestino interessato dal tumore, il chirurgo si rende conto che le porzioni sane non possono essere ricongiunte, l’intestino può essere abboccato alla cute della parete addominale. Questa procedura si chiama colostomia, mentre l’apertura così creata attraverso la quale sono evacuate le feci si chiama stoma. Allo stoma viene applicato un sacchetto per la raccolta delle feci. La colostomia può essere temporanea o permanente. Nel primo caso, a distanza di alcuni mesi, il chirurgo esegue un secondo intervento per ricongiungere le due porzioni intestinali. Sono comunque pochi i pazienti che richiedono la colostomia.

In alcuni casi il chirurgo potrebbe ritenere adeguato un intervento di ileostomia, in cui l’estremità, o un’ansa, dell’intestino tenue (ileo) è abboccata alla parete addominale destra. Anche in questo caso le feci sono raccolte in un sacchetto applicato allo stoma. Di solito per i pazienti con cancro del colon-retto l’ileostomia è temporanea.

Prima dell’intervento il paziente riceverà informazioni dettagliate sulle conseguenze della stomia e su come risolvere eventuali problemi.

Il chirurgo pianifica con estrema attenzione il punto migliore in cui posizionare la stomia in modo che il sacchetto non interferisca con cicatrici, pieghe dell’addome, sporgenze ossee e che sia sempre al suo posto, qualunque posizione si assuma o qualunque attività si svolga. Nei primi giorni dopo l’intervento uno stomaterapista ha cura di mantenere pulito lo stoma e di svuotare e sostituire il sacchetto tutte le volte che sarà necessario. All’inizio lo stoma appare leggermente gonfio e potrebbe volerci qualche tempo prima che si normalizzi. Non appena il paziente starà meglio, lo stomaterapista inizierà il percorso di riabilitazione che gli consentirà di acquisire autonomia nella gestione dello stoma. .

Come avere cura dello stoma

Quando il paziente starà meglio, sotto la guida dello stomaterapista inizierà il percorso di riabilitazione che, attraverso un adeguato addestramento, lo porterà ad acquisire autonomia nella gestione e nella cura della stomia. Lo stomaterapista è anche il riferimento per la prevenzione e l’eventuale trattamento delle cosiddette patologie stomali. La stomia è da considerarsi, infatti, come un nuovo organo e, come tale, può ammalarsi. Le istruzioni su come mantenere pulito lo stoma sono impartite anche a un familiare/caregiver laddove il paziente non sia nelle condizioni di provvedere da sé oppure per prepararli nel caso in cui avesse bisogno di aiuto.Sono diversi i tipi di sacchetti e placche disponibili e lo stomaterapista aiuterà il paziente a scegliere quello più adatto. Per alcuni pazienti è consigliabile la pratica dell’irrigazione (ogni 48 ore). Lo stomaterapista sarà lieto di fornire informazioni al riguardo.

Prima che il paziente faccia ritorno a casa gli sarà consegnato un numero di sacchetti sufficiente per i primi giorni. Per avere gratuitamente altri sacchetti occorre presentare alla ASL la prescrizione rilasciata dal medico di base, certificato di residenza, fotocopia della cartella clinica o lettera di dimissioni. Il numero di sacchetti varia in funzione del tipo di stomia. I sacchetti si ritirano direttamente in farmacia. La prescrizione è valida per dodici mesi, allo scadere dei quali deve essere rinnovata.

L’applicazione di una stomia cambia non solo la funzione intestinale, ma anche l’immagine del proprio corpo ed, è molto difficile da accettare. Alcune persone la vivono con estremo imbarazzo e il modo in cui si vedono  può avere ripercussioni sulle relazioni interpersonali e anche sui rapporti di coppia. Questi sentimenti rappresentano un passaggio naturale nel momento in cui si devono accettare i cambiamenti che lo stoma comporta, e di solito sono meno intensi con il passare del tempo.

Può essere utile parlare con altri pazienti che hanno avuto la stessa esperienza. I medici e gli infermieri sapranno indicare le associazioni cui rivolgersi e se possibile faranno incontrare il paziente con un volontario per parlare degli aspetti più pratici e personali. 

Consigli pratici

  • Prima di svuotare/sostituire il sacchetto procurarsi tutto l’occorrente per la pulizia e assicurarsi di avere altri sacchetti a portata di mano.
  • Tenere tutto l’occorrente in un unico posto. 
  • Prendersi il tempo e la privacy necessari per evitare interruzioni e fare tutto senza fretta.

Per informazioni e consigli sulla gestione della stomia, per trovare il centro di riferimento più vicino alla propria città di residenza o per avere l’elenco degli stomaterapisti operanti sul territorio rivolgersi all’A.I.Stom. Associazione Italiana Stomizzati www.aistom.org (numero verde 800-675323, aistom@aistom.org).  

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